domenica 28 febbraio 2010

beeeutiful

Domenica sera, dopo un weekend finalmente lavorativo. Ieri sera ho passato un altro sabato sera facendo il cameriere allo Stars International, per un altro dinner-dance greco. Questa volta la musica era molto più bella, con un gruppo decisamente più preparato, mentre il lavoro è stato più o meno lo stesso, con qualche differenza nelle portate: non singoli piatti per tutti, ma dei vassoi per ogni tavolo. Non so bene per quale motivo, ma la gente era più lamentosa, c'era un po' più insoddisfazione e quindi c'è stato un po' più da mediare: ovviamente noi camerieri ci prendiamo tutte le lamentele, com'è giusto che sia, e ancora più ovviamente noi dobbiamo sempre sorridere e scusarci e andare a riferire ai capi che poi gestiscono la situazione.

C'è stato comunque modo di incontrare anche persone molto cordiali, in particolare un signore che si è poi presentato come Ioannis con cui ho scambiato qualche parola. In generale coi greci mi trovo bene, non ne avevo mai conosciuti in precedenza. I proprietari dello Stars sono davvero gentili, in particolare Elle, che gira sempre col suo pancione (è incinta) e un bel sorriso. Ieri poi ho lavorato in coppia con un ragazzo greco, di cui ho dimenticato il nome come mio solito. Insieme avevamo sei tavoli da gestire e con lui mi sono trovato bene. Le facce comunque erano più o meno le stesse di sabato scorso, con qualche new entry greca.

Oggi invece primo giorno di lavoro alla Boathouse! Nonostante il sonno (sono tornato a casa ancora verso le 3 ieri notte), mi sono svegliato ben prima della sveglia, probabilmente per via dell'ansia. Ho lavorato per cinque ore, giusto per vedere un po' come funziona il tutto. Il posto è abbastanza grande, c'è il chiosco dove lavoro io, un caffè interno ed un ristorante, più la zona di noleggio barche. Io lavoro nella zona di preparazione del cibo del chiosco: riceviamo gli ordini da una macchinetta e dobbiamo preparare ciò che viene richiesto, chiamando poi il cliente con una sorta di cicalino. La parte difficile del lavoro consiste nel coordinarsi bene quando gli ordini sono tanti: abbiamo una decina di cibi diversi e ognuno ha il suo modo di essere scaldato, con tempi differenti, quindi si tratta di gestirsi bene facendo in modo che tutte le ordinazioni di un cliente vengano pronte nello stesso momento.

Nel chiosco siamo in cinque o sei, sto iniziando a conoscere i vari ragazzi, come Rob e Rebecca che sono i due manager del chiosco e sono molto gentili e disponibili: non mi hanno messo alcuna pressione e mi hanno messo a mio agio. La zona cucina dove sto io è gestita da un indiano altrettanto disponibile, si è dovuto sorbire le mie mille domande per tutta la mattina, ovviamente! Come facevo io quando insegnavo ai nuovi arrivati il lavoro in cabina di proiezione, anche lui tende a non farmi far molto e a far tutto per conto suo. Capisco che non lo fa apposta, però ovviamente se si vuole imparare non c'è modo migliore che mettersi a provare ogni cosa. Ho comunque avuto modo di preparare un po' di cibi e di farmi un'idea di com'è il lavoro. Ho già visto che si passa da momenti di quiete al caos totale (per me che sono appena arrivato) di dieci ordinazioni in attesa da organizzare.

Dopo i cingalesi amici di Sujee dello Stars International, anche in questo nuovo lavoro mi ritrovo a lavorare con un asiatico: il "beeeutiful" del titolo viene dal mio collega, col suo accento indiano che mi fa morire dal ridere, me lo dice ogni volta che gli confermo di aver preparato un'ordinazione. Anche nel suo caso mi sono già scordato il nome, è Chai o qualcosa di simile... Va beh, piano piano me li ricorderò tutti. Anche ieri sera momento molto asiatico (tra Asia e Medio Oriente, a dir la verità), con due cingalesi che mi hanno accompagnato al lavoro nella loro Ford con musica elettronica pietosa ovviamente ad alto volume e ovviamente con i bassi spinti al massimo!

Non so purtroppo quanto spesso potrò lavorare alla Boathouse, di sicuro il prossimo weekend, con due giorni dalle 10:30 alle 6, e forse anche un giorno durante la settimana. Spero che i greci mi chiamino ancora, finendo nel tardo pomeriggio dovrei riuscire a mantenere anche l'altro lavoro; poi al lunedì mattina sarò un po' uno straccio, ma va bene così.

sabato 27 febbraio 2010

lavoro!

Uff... Finalmente! Dopo una settimana difficile, con un umore un po' sotto i piedi, è arrivato il weekend con un'interessante novità: il lavoro! Non solo anche stasera lavorerò al mega posto greco per un'altra funzione (in italiano mi suona strano, non so perché ma mi fa pensare ad un funerale...in inglese si dice 'function', sapete se c'è una migliore traduzione?), ma domani comincio il training ad un caffè non lontano da casa, precisamente alla Studley Park Boathouse, nel parco dove vado a correre e di cui ho già pubblicato qualche foto.

Dopo aver dedicato la settimana allo studio, avevo in programma di mettermi sotto nel weekend e cercare lavoro. Ormai il tempo stava scadendo, o trovavo lavoro entro la prima settimana di marzo, o a fine mese sarei tornato a casa. Ieri sera poco prima di cena ho dato un'occhiata a Gumtree, il sito tuttofare che guardo ogni tanto, ma senza troppa fiducia: la maggior parte degli annunci sono per lavori porta a porta che non mi hanno mai convinto, oppure per qualcosa di più specializzato per cui non posso propormi. Ieri sera però era presente un annuncio di ricerca camerieri, cuochi e staff per il caffè per la Boathouse che non mi sono lasciato scappare. Poche ore dopo la replica via mail e stamattina il primo contatto di persona!

Il proprietario, tale Robert Butera, all'inizio ha fatto l'australiano, salvo poi rivelarsi come italiano di origini calabresi, anche se nato qui in Australia. Durante il colloquio che abbiamo fatto non sono proprio riuscito a mentire come mi hanno consigliato tutti riguardo la mia permanenza qui: è inutile, proprio non ci riesco. Non ho detto che sono certo di tornare a casa a metà maggio, ma non ho assicurato mesi e mesi di permanenza, visto che non sarà così. Per il lavoro di cameriere nel ristorante è richiesta almeno una permanenza di un anno, cosa che anche volendo non avrei potuto garantire visto che il mio permesso di soggiorno temporaneo scade a novembre. Quindi rimaneva il caffè, in pratica un grande banco con cassa, zona bevande e caffè e cucina per la preparazione del cibo. Penso che farò un po' di tutto e la cosa non mi dispiace, oltre alle varie attività offerte c'è anche l'affitto di una barca a remi per fare un giro lungo il fiume, quindi potrei anche ritrovarmi a gestire quell'aspetto.

Da domani mattina quindi si comincia, il lavoro poi sarà saltuario perché dipende molto da com'è il tempo; in generale saranno tre o quattro giorni a settimana, per tutta la giornata, il che non è affatto male, visto che devo comunque portare avanti lo studio. L'atmosfera sembra bella, ci sono cinque o sei ragazzi che lavorano al caffè, piano piano farò conoscenza. Per chi intende, ero veramente tentato di dire a Robert: "E' un bellissimo localino, Bob!"

Come dicevo, l'umore non era dei migliori, anche per questo non mi ero fatto sentire in questi giorni. Che dire, mi rendo conto che gli eventi mi influenzano parecchio, ovviamente la mancanza di lavoro prima di tutto, quindi sono sicuro che adesso andrà meglio. Quando c'è poco da fare poi, c'è tanto tempo per pensare, con la nostalgia e la seguente malinconia che si fanno sentire. Anche per questo, nonostante i soldi che scarseggiavano, un mesetto fa avevo deciso di iscrivermi ad un corso di African Drumming. Avevo visto le pubblicità in centro, nella zona dell'ostello, e incuriosito ho dato un'occhiata al sito di questo Ray Pereira che cura tutta una serie di corsi, da chi inizia per la prima volta a livelli più professionali. Già quand'ero a Perth ricordo d'aver visto un locale in cui si insegnava a suonare percussioni. Essendo batterista, sono stato sempre influenzato da questo mondo, considero i percussionisti come una sorta di cugini, visto che certe basi sono comuni. E così, da lunedì, inizio una serie di quattro serate, una a settimana, con un corso ovviamente di base che però mi darà qualche fondamento. Mi ero iscritto un mese fa perché i posti a quanto pare vanno abbastanza a ruba, speravo nel frattempo di trovare lavoro, anche se comunque il corso non è particolarmente costoso; beh, ce l'ho fatta proprio in tempo limite!

Cambiando completamente discorso, qualche mattina fa mentre mi preparavo per uscire ho sentito dei versi di uccello (non posso proprio chiamarli canti) molto vicini, difatti aprendo la porta mi sono trovato due magpie sull'uscio!

Ed ecco una foto un po' più ravvicinata:

Buon weekend a tutti voi, oggi mi prendo un bel pomeriggio di riposo e poi via col lavoro. Vi aggiornerò presto con le prime impressioni!

domenica 21 febbraio 2010

di concerti rock e balli greci

Eccomi tornato sul blog per aggiornarvi sulle ultime novità. In settimana ho continuato la ricerca di lavoro nei dintorni di casa mia, lungo una via che da Kew scende verso sud portando a St Kilda. Nonostante un curriculum nuovo fiammante il risultato è stato il solito, una manciata dei soliti "lo passo al mio capo" o "ti telefono nei prossimi giorni" che ormai conosco bene. Fortunatamente però grazie ad un contato di Sujee ho potuto finalmente trovare qualcosa, un lavoro che temo rimarrà molto casual, ma che è meglio di niente.

Diversi suoi amici lavorano per una grande sala gestita da greci che periodicamente ospita grandi cene, matrimoni e via così. Per gli eventi più grandi il personale normale non basta, quindi si creano occasioni come quella che ho sfruttato io ieri sera, ma che non so quanto frequentemente possano capitare. All'inizio Sujee mi aveva detto che si trattava di un matrimonio, in realtà era una "dinner dance", una cena con balli tradizionali greci.

Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma devo dire che è andato tutto al meglio anche grazie alla disponibilità di Samith (il contatto di Sujee) e della sua amica Ralini. Noi tre abbiamo lavorato insieme su una decina di tavoli. Nel complesso c'erano più di cinquecento invitati distribuiti su più di cinquanta tavoli! Essendo una "function", cioè una serata con menù fisso, si trattava solo di servire antipasti, primo, dolce e caffè quando programmato, liberare quindi i tavoli dopo ogni portata e tenere le bevande rifornite nel frattempo.

I camerieri erano praticamente tutti srilankesi, c'erano giusto due greci ed un'australiana, più ovviamente il sottoscritto. L'atmosfera era ottima, ovviamente sempre un po' di corsa e sempre con qualcosa da fare, ma non c'era tensione e nelle attese in cucina ci si scambiava qualche battuta o due parole. Bello poi fare la pausa cena (però verso le 23) potendo scegliere qualsiasi cosa dai pentoloni della serata!

La cosa che più mi ha impressionato, e che suonerà magari un po' banale, è la quantità di cibo che si è buttato via. Piatti praticamente nemmeno toccati che ritornavano in cucina per finire nella spazzatura. L'antipasto poi era così abbondante che praticamente più di metà del primo è andato nel pattume.

Comunque, la cosa importante per me era farmi un minimo di esperienza, visto che ovviamente un'idea di cosa faccia un cameriere l'avevo, ma non ero mai stato dietro le quinte nelle cucine e non conoscevo dettagli invece utili su come sistemare più piatti possibile su di un vassoio e così via. Divertente scoprire il mondo della cucina, almeno in questo posto, con l'immancabile capo cuoco un po' burbero che parlava mezzo inglese e mezzo greco risultando piuttosto incomprensibile, ma almeno io non c'avevo a che fare.

Gli ospiti hanno bevuto parecchio, ma non c'è stato nessuno dei problemi che ci erano stati presentati nel briefing iniziale come scenari possibili. Triste sentire poi i soliti commenti una volta che qualcuno scopriva che ero italiano: "Italiano?? Ah, Berlusconi!! He is vecchio, but cazzo is ok, eh?" Sorvoliamo...

Il giorno precedente, invece, sono stato ad un concerto davvero interessante. Come sempre, ero scettico per via dei soldi, ma mi sono fatto tentare visto il prezzo proprio basso e l'imminente arrivo di un rimborso dell'assicurazione dell'auto di cui son contento, pur non capendo il motivo. Sono stato a vedere i Thirsty Merc, gruppo rock australiano di successo ed allo stesso tempo...di nicchia! Non riesco a capire bene quanto siano seguiti, visto che gli album hanno venduto bene, ma a quanto pare il pubblico non c'è, visto che hanno suonato in un piccolo club in un sobborgo a nord della città, nemmeno sold out anche se era grande poco più di una taverna! Mah, meglio così, io ero praticamente a due metri dal gruppo! Tanta energia, ottima esecuzione, poca originalità magari (cosa che accomuna la scena rock australiana), anche se nella composizione c'è qualche spunto interessante. Se volete avere un'idea del genere, guardate questo video, prima canzone della serata, nonché mia preferita.

Anche i due gruppi spalla mi sono piaciuti: la prima era una cantautrice giovane e fastidiosamente piena di vita, con un'ottima voce che mi ha ricordato Ani DiFranco e delle canzoni forse prevedibili, ma tutte di piacevole ascolto.

In seguito un altra band con solo chitarra, una acustica e l'altra amplificata, che ha suonato pezzi che sarebbero stati perfetti per la colonna sonora di Once (per la gioia di alcuni di voi... ;) ).

Nonostante ieri sia tornato a casa alle 3 di notte (con 28 gradi di temperatura...), stamattina la sveglia era puntata poco prima delle 9 per un'importante appuntamento su skype: i miei ex compagni dell'Esperia si trovavano infatti per una delle ormai classiche cene sociali, ma questa volta c'era una motivazione particolare, visto che uno dei compagni diventerà padre tra pochi mesi! All'inizio ci si trovava tra noi, poi si è cominciato a chiedere: "Ma portiamo anche le ragazze?". Già mi immagino tra qualche anno: "Ma portiamo anche i figli?"

Infine, ultima novità, mentre vi scrivo sto cucinando per stasera, quando avrò Laura e Giovanni a cena! Saranno i miei primi ospiti in una casa mia e a cui ho cucinato qualcosa. Vi terrò informati su eventuali casi di intossicazione!

lunedì 15 febbraio 2010

park & cinema

Ieri, approfittando di una schiarita pomeridiana inaspettata, ho fatto una prima ispezione allo Yarra Bend Park, una zona verde ad un quarto d'ora di camminata da casa mia. Il posto è molto carino, con grandi prati verdi al centro, tavoli per fare picnic, una strada panoramica che segue le curve del fiume e tanti sentieri in mezzo al bosco.

Purtroppo non avevo molto tempo a disposizione, inoltre non volevo rischiare di perdermi nella miriade di sentierini, quindi ho fatto solo un giro di un'oretta, ma con l'idea di approfondire con successive visite. E magari anche con delle belle corse che mi ricorderanno casa, visti i tanti alberi ed i saliscendi.

Magari penserete che la foto appena sotto immortali un fortunato incontro: beh, non è così, non ricordo se l'ho già detto, ma qua è pieno di pappagalli! Ah, da qualche parte in questo parco c'è anche il covo dei pipistrelloni, altra cosa che voglio vedere.

Il programma serale invece prevedeva doppia proiezione di film di Sergio Leone, i primi due della trilogia del dollaro: Per un pugno di dollari e, a seguire, Per qualche dollaro in più. Davvero bello vederli al cinema, tra l'altro del secondo non ricordavo praticamente più nulla avendolo visto anni e anni fa. Gran cinema l'Astor Theatre, con un programma da brivido. Vedersi anche solo i trailer di due film di Hitchcock, per la cronaca Rear window e Vertigo, fa una certa impressione!

E sempre mitico Mario Brega, presente in queste due pellicole ed anche nel più conosciuto Il buono, il brutto e il cattivo (in proiezione domenica prossima), e che inizialmente recitava con lo pseudonimo di Richard Stuyvesant; chissà com'è saltato fuori questo nome, tra l'altro mi sarebbe piaciuto sentirlo pronunciare da lui!

sabato 13 febbraio 2010

senza testo

venerdì 12 febbraio 2010

New Italy

Oggi studiando sulla splendida enciclopedia "The Australian People" di James Jupp sono venuto a scoprire che è esistita una New Italy qui in Australia, un esperimento riuscito di insediamento italiano, ma dal successo purtroppo non duraturo.

Ma prima di raccontare la storia di New Italy bisogna parlare di altre due "new", anche queste a me completamente sconosciute prima di oggi: New Ireland e New France. La prima esiste veramente, ed è un'isola al largo della costa est della Papua Nuova Guinea. Nel 1880 un nobiluomo francese dal nome Marquis de Rays diffuse una serie di pubblicità per reclutare uomini e donne da inviare nella fantomatica terra di Nuova Francia, una nuova colonia situata ad est della Nuova Guinea. Gli annunci raccontavano di meravigliose terre fertili, clima mediterraneo, addirittura splendidi edifici e grandi strade.

In realtà le due spedizioni inviate in precedenza si erano rivelate un vero disastro: la giungla era impenetrabile, trovare cibo era quasi impossibile, il viaggio era organizzato in maniera più che amatoriale e le scorte, insufficienti, erano ormai quasi finite. Nonostante il tentativo dell'Ufficio Investigativo Reale di Milano di scoraggiare i coloni vietando loro l'emissione del passaporto, 50 famiglie italiane non vollero credere agli allarmi dei governi francese e italiano e si imbarcarono sulla nave India, salpando da Barcellona verso Nuova Francia, previo pagamento di 1800 franchi o l'offerta di lavoro per cinque anni.

Anche questa volta il viaggio, durato tre mesi, fu un incubo. Le condizioni erano disumane, presto si diffusero malattie e morte, ma poco fu il sollievo quando finalmente l'India raggiunse quella che oggi viene chiamata New Ireland: il caos regnava sovrano, i pochi sopravvissuti delle due precedenti spedizioni vivevano di stenti e nessun insediamento permanente era stato creato. Dopo tre mesi si decise di ripartire per Sydney, chiedendo asilo al governo australiano.

I coloni italiani chiesero di potersi trasferire in gruppo in una zona libera per poter costruire il loro insediamento, dichiarando che all'interno della loro comunità erano rappresentate tutte le abilità necessarie per la costruzione e la sopravvivenza di un villaggio in autosufficienza. Il governo poco illuminato del tempo, però, sconsigliò agli italiani di vivere in gruppo perché questo avrebbe ritardato la loro assimilazione alla cultura anglosassone. Così si decise di separarli e di inviarli ognuno in una zona diversa della colonia del New South Wales, allontanando addirittura i figli dai genitori. Ma questo non servì a molto, visto che, onorati i contratti di lavoro e conquistata la libertà, praticamente tutti i coloni italiani si ritrovarono di nuovo insieme e decisero di insediarsi in una zona libera a nord della colonia del NSW, vicino al fiume Richmond.

La terra dove si stabilirono era stata dichiarata dagli inglesi di nessun interesse in quanto non produttiva. Ma questo non preoccupò gli italiani che, come anche in altre parti del paese, trasformarono quella terra improduttiva in un terreno florido e fertile, coltivando vegetali, frutta, mais e cereali. L'uva cresceva con tale successo che, oltre all'utilizzarla per la produzione del vino, si iniziò a venderla ai paesi vicini. In seguito venne introdotta anche la sericoltura e la seta prodotta vinse diverse medaglie. A differenza dei grandi insediamenti inglesi, a New Italy gli agricoltori scelsero di lavorare su piccoli appezzamenti, com'erano abituati a fare in Italia nelle zone collinari del Veneto, da cui la maggior parte proveniva.

Col successo arrivarono i soldi e coi soldi diverse famiglie decisero di trasferirsi in regioni meno isolate, lasciando sempre meno coloni a New Italy, la qual cosa portò prima alla chiusura della scuola nel 1933 ed in seguito alla morte dell'insediamento stesso, col decesso dell'ultimo colone rimasto nel 1955.

Qualche anno dopo New Italy venne riscoperta dai discendenti dei primi coloni che formarono comitati e crearono monumenti e memoriali e infine un museo per commemorare l'esperienza e l'importanza di questo remoto insediamento italiano. C'è anche un sito su Internet, che se volete trovate qui.

Per lo studio che sto facendo ora, mi trovo a scoprire le avventure di tanti emigrati italiani arrivati in zone diverse dell'Australia, dalle piantagioni di zucchero nel Queensland tropicale alle zone aride, le miniere d'oro e l'oceano pescoso del Western Australia, passando per i campi di grano del South Australia o le terre coltivabili (e presunte aride) del New South Wales e del Victoria. Elemento comune di queste esperienze era il riconoscimento di una cultura contadina che, nonostante coincidesse con una bassa scolarizzazione, rappresentava un bagaglio di saggezza e conoscenza fondamentale spesso sconosciuto ai britannici. A questo si aggiungeva un'etica del lavoro molto forte e una determinazione che era comune tra gli emigrati, pronti a grandi sacrifici per raggiungere l'obiettivo desiderato di sicurezza e tranquillità economica.

E siccome spesso gli italiani questo obiettivo lo raggiungevano, cominciarono ad essere mal visti dagli australiani che si vedevano scalzati da chi lavorava meglio e più di loro. Da qui i disordini e le proteste, nell'ovest come nell'est, che a volte obbligarono gli italiani a spostarsi in altre zone, magari ricominciando tutto da capo, ma senza perdere la determinazione.

Trovo bello e formativo scoprire quest'esperienza migratoria degli italiani in Australia, mi inorgoglisce sapere di cosa siamo stati capaci di fare in una terra così difficile come questa, ed in una situazione ancora più difficile visto che eravamo immigrati. Mi vien proprio da ridimensionare le mie crisi e le mie lamentele, anche se quella lavorativa rimane. A dir la verità qualcosina ho trovato, ma è davvero una cosa piccolissima: volantinaggio per un nuovo gommista ad un chilometro da casa mia. Mi porterà pochi soldi, ma è qualcosa.

Passare qualche serata con i miei amici italiani qui a Melbourne mi ha fatto apprezzare la nostra socialità e ha aumentato un po' la nostalgia di casa. Capisco meglio ora chi mi diceva che è un peccato che la gente si lamenti dell'Italia e se ne vada senza cercare di cambiare le cose, per quanto difficile e forse impossibile sia farlo. Sento un senso di responsabilità che, lo ammetto, mi è sempre mancato in passato.

Ora che ci penso, è curioso che questa visione di una nuova Italia mi arrivi dallo scoprire una New Italy di cent'anni fa: poi dicono che la storia non è importante!

giovedì 11 febbraio 2010

non è successo niente

Post interlocutorio, giusto per farvi sapere che ci sono ancora! La vita qui procede, purtroppo senza novità lavorative e quindi con il morale un po' basso. E' frustrante passare da un posto all'altro sentendo sempre le stesse risposte, le promesse di telefonate che non arrivano, frustrante cercare di essere sorridente consegnando il curriculum quando sai già come andrà a finire.

Ieri altra cena con italiani, una coppia che avevo conosciuto quand'ero in ostello, Simone e Francesca. Mal comune mezzo gaudio, anche loro in cerca di lavoro senza successo. La serata è stata molto piacevole, cena insieme ai loro coinquilini, lei australiana e lui messicano, con lei che parla un ottimo italiano e lui che si destreggia parlando un misto di italiano, spagnolo, francese e inglese!

Lo studio procede, ormai mi sto veramente facendo una cultura storica su questo paese, almeno sulle varie politiche migratorie. E stasera grandi discussioni al riguardo con Sujee, gli ho anche chiesto di parlarmi dello Sri Lanka, a quanto pare un vero caos politico. Riguardo l'Australia, fa impressione vedere come questa società che appare così multiculturale lo sia in realtà da gran poco tempo e come tuttora ci siano ombre sulle politiche migratorie in vigore. Certo va molto meglio che quarant'anni fa, sia chiaro.

Sono sempre più dell'idea che leggere degli immigrati italiani in Australia nel primo '900 sia una lettura attualissima, che permette di vedere come certe reazioni verso l'altro, verso il diverso, siano universali e ahimè universalmente negative e come sostituendo le nazionalità a piacere e trasportando gli eventi nel corso del tempo il risultato sia sempre lo stesso.

Oggi, curiosando tra gli archivi storici, mi sono imbattuto in queste copie originali de La domenica del Corriere, datate 1904 e 1906! Veramente splendide. Non so bene cosa ci facciano qui, nemmeno il curatore dell'archivio lo sa; forse all'interno c'è qualche articolo legato all'Australia.

Ok, fine del piccolo aggiornamento, spero di tornare con un po' più di energia quanto prima.

venerdì 5 febbraio 2010

in camera

Primo post scritto dalla mia nuova camera, in cui mi sono trasferito ieri: un piccolo passo per l'umanità, ma un grande passo per me, visto che finalmente ho potuto disfare gli zaini e sistemarmi un po' più comodamente. Se queste mura ormai le considero casa, mi mancava ancora la possibilità di potermi chiudere la porta alle spalle entrando in un posto tutto mio, dove avere la mia privacy.

Anche se dalle foto la camera appare piuttosto spoglia, qui ho tutto quello che mi serve: un letto grande e comodo, un armadio dove ci stanno tutti i vestiti che ho portato, una libreria per libri e tutto ciò che non è vestiario ed una scrivania per il pc. Se mi fermassi qui per più tempo, probabilmente personalizzerei queste mura tutte bianche con qualche poster o quadro, ma visto che sono di passaggio, va bene così.

Ecco quindi qualche foto, fresca di realizzazione:

-entrando in camera...

-la postazione di lavoro...

-l'armadio, un vero Ikea del XXI secolo...

-l'essenziale ma comodo letto...

-libreria e appendiborsa...

-la finestra vista dal letto...

-...e la vista sul parcheggio della palazzina

Per il resto, oggi ricerca intensa di lavoro senza grandi risultati, ma attendo eventuali chiamate, e comunque non ci si arrende. Stasera invece cena italiana da Giovanni e Laura, sarà piacevole fare grandi chiacchierate senza troppe ansie linguistiche!
Buon weekend!

martedì 2 febbraio 2010

volpini!

Oggi la giornata è stata decisamente calda, il termometro virtuale segna 29,5 gradi e sono quasi le 22. Approfittando dell'ottimo orario d'apertura del supermercato qui vicino (aperto fino alle 24, sette giorni su sette), sono uscito a far la spesa dopo cena, verso le 21, per non doverlo fare domani sotto il sole e con molta più gente in giro. Ma non è della spesa che voglio raccontarvi, ma della mia sorpresa appena uscito di casa.

Sceso le scale e imboccato Cobden Street ho subito notato qualche uccello volare verso est. Alzata la testa ho visto che il numero era decisamente maggiore di "qualche" e, ad un'occhiata più attenta, ho capito che non si trattava affatto di uccelli, ma di pipistrelli! E che pipistrelli! Avevo sentito parlare di queste flying foxes, le volpi volanti, come viene chiamata la specie di pipistrelli di più grandi dimensioni. Ci sono diverse classificazioni in base al tipo di volpe volante, quella presente qui a Melbourne e in quasi tutta l'Australia occidentale è chiamata volpe volante dalla testa grigia. A quanto leggo, un adulto può avere un'apertura alare di un metro! A me non parevano così grossi, ma sopra i 50 cm di sicuro.

E la cosa più impressionate è la quantità: il flusso di pipistrelli non pareva arrestarsi, erano centinaia e centinaia! I miei coinquilini dicono che è una cosa comune, li si vedono quasi ogni sera, perché la colonia risiede nello Yarra Bend Park qua vicino. C'è anche un punto d'osservazione in cui li si possono vedere tutti appesi agli alberi. Ci andrò quanto prima per scattare un po' di foto.

Volpini volanti a parte, oggi è stata un'ottima giornata di studio. L'ho passata quasi interamente al CO.AS.IT. (al fresco dell'aria condizionata) a leggermi il libro sulla storia de Il Globo che mi hanno messo a disposizione, ottima cosa visto che in vendita ancora non si trova. Inoltre ho già visto che diversi libri citati che voglio consultare sono presenti nella loro biblioteca, quindi credo che passerò lì diverse giornate di studio. Ho anche stampato una ventina di CV e domani o dopo faccio un giro in High Street, Bridge Road e dintorni e faccio consegne dove possibile. Dal ristorante italiano non si fanno sentire, amici dicono che è un po' un abitudine australiana, quella di non rispondere se non interessati. Mi sa che succede un po' dovunque, comunque l'importante è non abbattersi ed essere fiduciosi.

Poco altro, ieri sera cena coi coinquilini per salutare Jan in partenza. Siamo stati in un ristorante cinese a due passi da casa, davvero ottimo: tre portate che abbiamo condiviso, ero già pieno a metà pasto! E finalmente ho bevuto un vino che si può chiamare tale, non il solito goon, praticamente la versione economica del Tavernello, e ho detto tutto.

Ancora 29,3 gradi alle 22:15, un po' vi invidio per il bel fresco che avete in Italia... :)

ps: dimenticavo, nuovi album su picasa!