martedì 30 dicembre 2008

shark attack!


L'ultimo post dell'anno voglio dedicarlo all'oceano e al suo predatore più famoso, lo squalo. Notizie recenti hanno riportato l'attenzione sui suoi attacchi, in particolare un presunto attacco mortale avvenuto in Australia, vicino a Perth. Per essere precisi, la persona scomparsa stava compiendo immersioni al largo di Rockingham. Ho sentito la notizia ad un Tg nazionale, in un servizio piuttosto confuso che riportava dettagli di cui poi non ho trovato conferma (per esempio che la persona attaccata fosse praticamente a riva, a 6 metri per la precisione).

Ho cercato la notizia su qualche sito affidabile, per chi volesse approfondire la news: BBC e ABC. Ho parlato di un attacco "presunto" perché non ci sono testimoni dell'evento, ma sembra praticamente certo che la persona scomparsa sia stata attaccata da uno squalo. Se confermato, questo sarebbe il secondo attacco mortale in Australia per l'anno 2008, cosa rara visto che per esempio in tutto il 2007 non è morto nessuno e gli attacchi denunciati non hanno provocato danni o comunque non danni gravi.

A seguito di discussioni con amici (Cate, ci sei?) mi è venuta voglia di approfondire l'argomento. Nutro un profondo rispetto per la natura e uno dei motivi per cui l'Australia mi affascina così tanto è che lì sembra cento volte più presente e viva che da noi! A casa mia ormai mi emoziono se vedo un ramarro, nell'outback australiano invece è possibile incontrare una Monitor Lizard lunga quasi due metri! "Bigger, longer and uncaged" si potrebbe dire, storpiando il titolo di un mitico film. E in acqua, invece, oltre a simpatiche meduse mortali e molluschi assassini, ci sono gli squali a pattugliare la zona, pronti a nutrirsi di polpacci di innocenti bagnanti!

E' innegabile che gli attacchi avvengano e proprio al riguardo ho trovato un sito interessante, quello della sezione australiana dello Shark Research Institute. Quest'organizzazione si occupa di registrare e studiare ogni singolo attacco in tutto il mondo raccogliendo più informazioni possibile e mettendo il tutto a disposizione degli studiosi, da biologi comportamentali a chirurghi ortopedici. Sul sito australiano si può trovare la lista di tutti gli attacchi registrati avvenuti da quelle parti: sono 650, a partire dall'anno 1803, solo una parte dei quali ha portato alla morte del malcapitato (manca però quello di Rockingham, probabilmente ancora troppo recente). Inoltre c'è una pagina molto completa con le descrizioni delle diverse specie di squali, il loro comportamento e la loro potenziale pericolosità per l'uomo.

La parte secondo me più interessante del sito è quella dedicata alla prevenzione degli attacchi, un'elenco di suggerimenti da tener presente prima e durante la balneazione. I film (soprattutto Lo squalo di Spielberg) hanno creato nel nostro immaginario la figura dello squalo assassino che caccia l'uomo, idea affascinante, ma che non corrisponde alla realtà. Come ogni altro animale, lo squalo spesso attacca perché spaventato, perché vede invaso il suo territorio di caccia oppure per semplice errore (evitare quindi acque sporche che possono confondere ancora di più la vista degli squali) o infine per curiosità (come i bambini piccoli che mettono in bocca una cosa per sapere cos'è). A conferma di questo c'è il fatto che nella maggior parte dei casi l'attacco si risolve in un singolo morso, come una sorta d'avvertimento. Purtroppo questo può comunque portare alla morte per dissanguamento, se si ha la sfortuna di non essere soccorsi immediatamente. La maggior parte dei consigli quindi verte sul riconoscere i territori di caccia degli squali: per esempio fare attenzione alla presenza dei delfini che si nutrono di specie cacciate anche dagli squali, oppure a certi "pattern" di fuga dei pesci piccoli, che segnalano squali in zona.

E' giusto prendere tutte queste percauzioni, il pericolo c'è e gli attacchi lo confermano. Però è giusto anche ridimensionare il terrore che spesso si associa alla presenza di questi animali: ho molte più probabilità di morire in auto andando al lavoro o colpito da un fulmine! Infine, è giusto nutrire rispetto per questi animali e verso la natura in generale. Mi hanno molto colpito le parole del figlio della vittima di Rockingham:

"They're out there, this is their territory and they're going to do what they're going to do. But by no means, I don't want anybody to be scared of going into the water. This is a random, freak accident and it's very rare that it happens. We're all very experienced and very aware of what's out there, it's something that we enjoy and we know dad loved doing so one day I'll get back into doing it."

E infine, ci lamentiamo degli squali, ma dovremmo essere felici che il Megalodon si sia estinto!


Buon anno!

giovedì 25 dicembre 2008

natale australe

Cari amici, torno finalmente a scrivere qualche riga sul post. Se qualcuno di voi nutre dubbi sulla mia convinzione riguardo l'emigrazione in Australia, sappiate che dal momento che ho scritto le prime righe su queste schermate, ormai quasi un anno fa, l'idea non è mai stata messa in discussione. Purtroppo lo studio e, in minor parte, il lavoro intenso del periodo di fine anno, mi hanno portato via tanto tempo. Credo sarà così anche per l'inizio del prossimo anno, spero comunque di riuscire a pubblicare un po' più di due post al mese come invece è stato per questa fine d'anno!

Di recente il caro Sergio è stato in Australia per questioni famigliari, diciamo così, e mi ha portato uno scatto realizzato apposta per il blog. Trattasi, com'è piuttosto evidente, di addobbo natalizio in Perth centro. Mi sono sempre chiesto come dev'essere festeggiare il Natale con 30 gradi all'ombra (Gandi, che ne dici?)! Purtroppo per quest'anno posso solo immaginarlo, ma il prossimo potrò raccontarvelo! Certo fa strano vedere quegli addobbi con uno sfondo così soleggiato! Altro che atmosfera natalizia...


Beh, grazie Seh! Buone feste a tutti!

martedì 9 dicembre 2008

Asuncion, Western Australia

Cari amici, eccomi tornato dopo un po' di giorni d'assenza. Lo studio si fa sempre più pressante, inoltre cerco di stare in università il più possibile, tra biblioteche e aule studio, perché a casa mi faccio sempre tentare da mille distrazioni. E così il tempo al computer è calato drasticamente, e da qui la possibilità di informarmi su tutto ciò che è Australia o di guardare altri film dagli antipodi, in attesa sull'hard disk esterno.

Però l'Australia è presente e mi accompagna sempre, mi conforta e mi riscalda quando esco di casa al mattino con la brina sui prati, mi fa tornare il sorriso nonostante la nebbia che avvolge Città Alta, mi fa sognare mentre cammino sotto la pioggia invernale che sembra interminabile.

Solo la neve non ha bisogno di questa consolazione, la neve l'ho sempre adorata, con lei l'inverno acquista un senso, diventa decisamente sopportabile, nonostante i problemi pratici che inevitabilmente crea. Sono stato capace di stare quasi una giornata intera con l'alluce destro ad un passo dal congelamento e tuttavia trovare ancora divertente come un bambino tirare palle di neve al malcapitato di turno!

Ma, neve a parte, l'inverno mi rattrista decisamente. E così pensavo di scrivere qualche riga parlando del caldo che mi attende, del sole splendente che mi brucerà la pelle (non voglio essere poetico, lo intendo letteralmente) per buona parte dell'anno... Inoltre proprio oggi ho letto, su Internazionale, una bella serie di articoli riguardo la recente crisi economica: la maggior parte di questi articoli concordava sulla necessità di un nuovo ordine economico e, probabilmente, di un ridimensionamento deciso della nostra vita quotidiana, che in fondo, inseguendo continui aumenti di produzione, ma soprattutto un consumo che è diventato fine a se stesso, non fa che generare più stress che benessere.

Insomma, sognando una vita più semplice e rilassata pensavo a tutte queste cose e, poco prima di mettermi a scrivere, trovo una mail del buon Gandi, che dalla lontana Asuncion mi avvisa della presenza di qualche suo post su un blog amico che gentilmente lo ospita: MarcoGNU! Il caro Gandi sta ormai in Paraguay da quasi due anni, tanti, eppure sembra ieri che ci si diceva "Maiale!" tra un morso di kebab e un sorso di rum. Comunque, oltre al fatto che Gandi scrive bene e scrive cose molto interessanti, m'ha colpito trovare tante cose che avevo in testa proprio oggi e che volevo riportare sul mio blog! Le mie sono solo fantasie, solo desideri e idealizzazioni dell'Australia (anche se non è tutto campato in aria, come il mio buon amico Sergio m'ha confermato), mentre lui parla di esperienza vissuta.

Insomma, il mio consiglio è di leggerlo, decisamente: sono certo che vi ritroverete a sognare il sud America com'è stato per me, a sorridere delle sue uscite più demenziali e a stupirvi dell'assurda politica paraguayana. I post per ora sono tre (più qualche foto), il primo è intitolato "9 buone ragioni per restare in Paraguay". Buona lettura!

Grazie Gandi, viva l'emisfero australe!

mercoledì 12 novembre 2008

"wolcam to Ostrelia"


Da qualche settimana è finalmente disponibile il trailer di Australia, il nuovo film di Baz Luhrmann, meglio conosciuto come "il regista di Moulin Rouge". Nonostante la fama, è un regista che centellina le sue uscite, un po' come i Tool in campo musicale: in sedici anni ha diretto solo quattro film! Non posso giudicare i suoi lavori, avendone visto solo uno, ma è di sicuro un regista originale; ogni sua opera inoltre genera parecchia attesa.

Il film si colloca temporalmente negli anni della Seconda Guerra Mondiale, l'evento che vedrà coinvolti da vicino i protagonisti sarà il bombardamento di Darwin, cittadina nel nord dell'Australia, da parte dei giapponesi. Nel mezzo, la Kidman che arriva dall'Inghilterra, un'allevamento da gestire e un piano segreto ai suoi danni da sventare.


Tra gli altri attori decisamente più di richiamo, è presente l'ormai immancabile attore aborigeno David Gulpilil, già visto in tanti altri film tra cui: The proposition, The tracker, Rabbit-proof fence e persino in Crocodile Dundee. Ormai un'icona, sta passando il testimone al figlio Jamie Gulpilil, anche lui presente nella pellicola di Luhrmann.

Ovviamente già dal nome un film così non poteva non interessarmi... Però arriva proprio mentre A fortunate life mi sta dando un background di quel periodo, quindi in qualche modo completa e dà immagine e spessore a ciò che sto leggendo. A differenza della Prima Guerra Mondiale, vissuta dallo scrittore sulla sua pelle (vedi post precedente), la Seconda viene descritta da padre di famiglia che vede partire tre figli per andare a combattere i giapponesi, vedendone purtroppo tornare solo due. Quindi dopo i drammi e traumi del combattimento nelle trincee, si passa all'ansia per chi è al fronte e alle difficoltà sociali da affrontare, con mancanza di lavoro cronica e aiuti da parte del Governo praticamente inesistenti.

Mi piace come, tra documenti, romanzi, film, stia prendendo forma nella mia testa la storia dell'Australia, almeno degli eventi principali. Ahimé devo riconoscere la mia ignoranza e ammettere che questo tipo di studio sarebbe da fare anche sull'Italia, visto che le mie lacune sulla storia del nostro paese sono sicuramente ampie. Ma che dire, l'Australia è esotica e appassionante; sono sicuro che poi quando sarò lontano rivaluterò l'Italia, come fatto da molti emigrati, ma per ora le mie attenzioni sono rivolte verso l'estero.

Il titolo del post fa riferimento al trailer del film e alla pronuncia tipicamente aussie di Hugh Jackman! Uscita in Italia prevista per il 16 gennaio. Qui il sito ufficiale.

sabato 1 novembre 2008

in the trenches


Con la mia proverbiale lentezza, sto finalmente ultimando la lettura di A fortunate life, autobiografia di un australiano cresciuto nel primo novecento. Dopo diversi capitoli dedicati ai suoi primi vent'anni di vita, pieni di avvenimenti, ma comunque sempre legati ad una vita rurale, mi ha colpito molto invece essere trasportato nelle trincee della battaglia di Gallipoli.

Come nel resto del testo, la scrittura di Facey è molto semplice ed essenziale (non ha mai potuto andare a scuola ed ha imparato a leggere e scrivere per conto suo), ma forse è proprio questo a rendere la descrizione della guerra così cruda ed efficace.

Forse per voi leggere gli estratti seguenti non darà le stesse sensazioni, è probabile che io ormai sia piuttosto coinvolto dal libro e dalla vita di questo australiano e che quindi queste sue esperienze di guerra mi emozionino di più, ma voglio comunque citare qualche riga del testo.

"Troops were taken off both sides of the ship onto destroyers. My platoon and other 'D' Company men were on the same destroyer. All went well until we were making the change into rowing-boats. Suddenly all hell broke loose; heavy shelling and sharpnel fire commenced. The ships that were protecting our troops returned fire. Bullets were thumping into us in the rowing-boat. Men were being hit and killed all around me. When we were cut loose to make our way to the shore was the worst period. I was terribly frightened. The boat touched bottom some thirty yards from shore so we had to jump out and wade into the beach. The water in some places was up to my shoulders. The Turks had machine-guns sweeping the strip of beach where we landed - there were many dead already when we got there. Bodies of men who had reached the beach ahead of us were lying all along the beach and wounded men were screaming for help. We couldn't stop for them - the Turkish fire was terrible and mowing into us. The order to line up on the beach was forgotten. We all ran for our lives over the strip of beach and got into the scrub and bush. Men were falling all around me. We were stumbling over bodies - running blind."

"It is a terrible thing, a bayonet charge. I was in several in the first few days, and about eleven altogether. You would have to be in a charge to know how bad it is. You are expecting all the time to get hit and then there is the hand-to-hand fighting. The awful look on a man's face after he has been bayoneted will, I am sure, haunt me for the rest of my life; I will never forget that dreadful look. I killed men too with rifle-fire - I was on a machine-gun at one time and must have killed hundreds - but that was nothing like the bayonet."

Ad un certo punto, dopo giorni di guerra di posizione ed un fallito attacco da parte turca, fu deciso un armistizio di un giorno per recuperare e seppellire i cadaveri.

"This whole operation was a strange experience - here we were, mixing with our enemies, exchanging smiles and cigarettes, when the day before we had been tearing each other to pieces. Apart from the noise of the grave-diggers and the padres reading the burial services, it was mostly quiet and strange. Away to our left there were high table-topped hills and on these were what looked like thousands of people. Turkish civilians had taken advantage of the cease-fire to come out and watch the burial. Although they were several miles from us they could be clearly seen."

"On May twenty-fifth something happened that shocked all who saw it. Quite a few of use were sitting on the edge of our dugouts watching the navy ships shelling the Turkish positions away beyond our frontline. One large ship, the Triumph, was sending shells over our position from what seemed about two miles off shore. Suddenly there was a terrible explosion and for a few seconds we wondered what had happened. Then we realised that the Triumph had been hit by a torpedo. She started to list to the side and within fifteen minutes was completely upside down with her two propellers out of the water. In another half an hour she had disappeared completely. After the torpedo struck, the guns, both fore and aft, were firing as fast as they could and those gunners must have gone down with their ship. We considered this one of the most gallant acts of bravery that we had seen and we had seen many by this time. Most of the crew jumped overboard, and destroyers and small boats went to their rescue. We were told that about four hundred had lost their lives."

lunedì 27 ottobre 2008

terra senza tempo

Qualche sera fa ho guardato un documentario chiamato Australia: Land beyond time. Nei cinema è uscito in versione IMAX, quel formato cinematografico che permette una definizione più alta rispetto alle comuni proiezioni e anche una profondità 3D grazie agli appositi occhiali.

Non ho visto molti prodotti IMAX finora, credo che questo sia il terzo o il quarto in totale, uno solo dei quali al cinema, e l'impressione che ne ho ricavato non è sempre stata positiva. Se li si vede al cinema, l'effetto terza dimensione è notevole, niente a che vedere con il vecchio 3D fatto con gli occhialini dalle lenti rossa e blu. Ma la mia esperienza in questo caso è molto limitata perché il film che vidi (un documentario sui mini sommergibili che hanno permesso di entrare a filmare nel Titanic e recuperare alcuni oggetti) non sfruttava certo questa possibilità: ricordo due sole scene in cui un oggetto filmato sembrava davvero venire addosso allo spettatore.

Il problema di Australia: Land beyond time è un po' diverso, in effetti, e forse la colpa è mia che ne fruisco in un contesto che non è proprio quello per cui è nato, e cioè la visione privata su un banalissimo schermo da computer. In questo caso, quindi, l'effetto 3D ovviamente non posso giudicarlo. Più che altro quello che non mi ha convinto molto è che il tutto si risolva in una serie di immagini sulla natura australiana con commento piuttosto piatto di quello che si sta vedendo. C'è anche da dire che condensare in 40 minuti l'evoluzione di un continente e le sue caratteristiche attuali non è certo un compito facile.

Le immagini comunque sono spesso splendide, grazie alle ambientazioni incredibili di cui l'Australia pare piena, e quindi il risultato finale è sicuramente sufficiente. Diciamo che è un documentario che gioca molto sull'effetto visivo e meno sulla profondità dei contenuti.

In ogni caso, metto qui di seguito qualche snapshot delle scene che più mi son piaciute.
Enjoy!










mercoledì 22 ottobre 2008

the toxicity of our city


Se gli americani per testare le bombe atomiche hanno scelto Bikini, se i francesi hanno sfruttato l'atollo di Mururoa, gli inglesi... beh, loro hanno pensato in grande: perché non utilizzare l'Australia? Tanto di posto ce n'è... E così è stato, tra il 1955 e il 1963 a Maralinga, parte dell'area dedicata ai test di Woomera nel South Australia, sono state effettuate più di 700 prove, di cui sette furono esplosioni atomiche vere e proprie (qui una delle sette, di media potenza, ma sempre impressionante).

Non avevo mai sentito parlare di questi test. Magari sono cosa conosciuta per molti di voi, ma sicuramente non hanno avuto la stessa risonanza dei test americani, oppure di quelli francesi anche per via della ripresa degli esperimenti negli anni '90 (come dimenticare l'efficace "Fuck Chirac!" ?). E' stato Sergio a parlarmene di recente, prestandomi una rivista con un servizio al riguardo. Facile poi trovare notizie sul web, soprattutto legate alla disputa sull'efficacia o meno delle seguenti bonifiche. Ma andiamo con ordine.

Dopo due test minori nel Western Australia e in una zona vicino Maralinga, il Governo Britannico fece richiesta all'Australia di un sito permanente. Maralinga venne ritenuta ideale per limitare la contaminazione seguente alle esplosioni. La zona era abitata da due tribù aborigene, i Pitjantjatjara e Yunkunytjatjara (più facili da pronunciare che da scrivere) che vennero trasferite (ovviamente a forza) in un'altra località, senza grandi considerazioni per i significati storici e soprattutto spirituali dei luoghi originari di queste persone.

Nonostante i grandi test atomici abbiano più risonanza (non solo al momento dell'esplosione...) e siano abbastanza pubblicizzati, i test minori sono passati praticamente in silenzio e, almeno in questo caso, furono certamente i più dannosi. Obiettivo di questi test secondari era analizzare le conseguenze di un'esplosione non nucleare di una bomba atomica, situazione che si sarebbe potuta creare in caso di esplosione accidentale dell'ordigno. Il problema è che in questo modo molto del materiale radioattivo venne disperso sul terreno. Anche le esplosioni principali comunque ebbero conseguenze negative superiori alle aspettative, con ricadute inquinanti molto più vaste di quanto pianificato. Inoltre, a differenza di quanto detto al tempo dal Governo Britannico, è stato scoperto che nei giorni immediatamente seguenti alle esplosioni fu ordinato a truppe militari di esercitarsi nelle aree utilizzate per gli esperimenti, per testare gli indumenti protettivi e studiare gli effetti del fallout radioattivo.

Una prima bonifica venne fatta nel 1967, ma questa era evidentemente molto superficiale, visto che dall'inizio degli anni '80 vennero alla luce i primi casi di tumore e cecità, soprattutto riguardanti le popolazioni aborigene che si erano ristabilite nella zona. Nel 1985 venne istituita una commissione con il compito di investigare sui danni causati dai test atomici. La commissione McClelland provò che l'area era ancora contaminata e che era necessario operare una bonifica più approfondita. Questa venne effettuata comunque anni dopo, tra il '96 e il 2000. Ora le zone più a rischio lo sono solo in caso di occupazione permamente, ma non in caso di accesso limitato.

Molto poco venne fatto per aiutare le tribù deportate, le cui difficoltà di integrazione non fecero che aumentare i problemi sociali già accusati dagli aborigeni; del resto i molti indigeni che riuscirono ad evitare la deportazione rimanendo a Maralinga subirono forse una sorte peggiore per via delle radiazioni ancora presenti.

Concludo con due riferimenti più o meno contemporanei a questi eventi: un team minore di rugby, credo di Sydney, ha il simpatico nome di Maralinga Isotopes! Infine, il supergruppo Anderson Bruford Wakeman Howe si ispirò ai fatti di Maralinga per una canzone dell'album omonimo e, all'interno del libretto, riportò queste parole:

"In 1954 the British Government, in order to maintain the balance of power between east and west, exploded their first atom bomb at Woomera. They failed to contact all of the aborigine peoples at the time. The aborigines still call this ’the day of the cloud.’ "

domenica 19 ottobre 2008

radio days


Qualche giorno fa ascoltando Nikki e il suo Tropical Pizza sono venuto a conoscenza di una radio australiana chiama Triple J, radio nazionale del canale pubblico ABC. Conosco poco il panorama radiofonico italiano, figurarsi quello agli antipodi, quindi non so quanto sia ascoltata. E' sicuramente dedicata ad un pubblico giovane, su Wiki si parla di una proposta di musica alternativa e indipendente da tutto il mondo, ma con supporto della scena nazionale. Ad un primo sguardo l'offerta mi pare tanta, ci sono programmi di ogni tipo, dal pop al metal.

Per ora l'unica cosa che ho ascoltato è il programma Full Metal Racket, tre ore settimanali condite con interviste, pezzi storici e ovviamente novità, soprattutto internazionali, ma anche australiane. Il bello è che è possibile ascoltare l'ultima puntata trasmessa in qualsiasi momento, ovviamente in streaming (se siete interessati, cercate il primo Listen che si trova alla destra del logo della radio), e questo vale per ogni programma. Forse è una cosa comune per qualsiasi radio in Internet, la mia conoscenza al riguardo è piuttosto scarsa! Comunque, questo programma è piacevole, il deejay è simpatico (e ovviamente dalla buffa pronuncia!) e la musica è forse perfino troppo estrema.

Approfondirò presto ascoltando anche altri programmi, visto che da tempo ormai i miei ascolti si sono diversificati, e se troverò materiale che reputo interessante non mancherò di segnalarlo sul blog. Stay tuned!

Musica: Gojira "The way of all flesh"

giovedì 2 ottobre 2008

vee eight!


Archiviato un altro esame e finito il corso intensivo di lingua cinese, eccomi tornato a scrivere sul blog. Il post di oggi però temo possa risultare interessante solo per due o tre di voi, visto che parlerò di motori e corse australiane.

Gli australiani sono un popolo che ha grande passione per lo sport, è facile capirlo guardando i risultati ottenuti alle Olimpiadi di Pechino: sesto posto assoluto, credo uno dei primi se rapportato al numero di abitanti del paese. La passione è forte anche per gli sport motoristici, il maggiore dei quali è chiamato V8 Supercars, ed è proprio quello che ultimamente ha attirato la mia attenzione.

In realtà conosco le gare di Turismo australiano già da tempo, il primo contatto coi motori australi è avvenuto parecchi anni fa grazie al cugino Sam e ad una videoregistrazione della Bathurst del 1993 (credo, anno più anno meno), gara culto che per gli australiani vale come Monza per noi, o Indianapolis per gli americani.

Purtroppo gli unici canali televisivi che si occupano di corse da tutto il mondo stanno sul satellite, quindi io son tagliato fuori, inoltre sono praticamente impossibili da recuperare con altri mezzi (download) essendo poco diffuse, al contario delle gare NASCAR americane. Spero almeno di riuscire a recuperare la Bathurst di quest'anno, che si terrà il secondo weekend di ottobre.

L'unica mia fonte è quindi youTube, ci sono video interessanti che vanno dalle solite crash compilation, a situazioni eccezionali (sicuramente molti di voi avranno visto il video del canguro che attraversa la pista evitato, fortunatamente, da tutte le auto; è stato trasmesso persino dai tg nazionali) e, purtroppo più raramente, da qualche highlights delle gare.

La serie è basata sul duello tra due case motoristiche, la Ford e la Holden (che è del gruppo General Motors; per qualche tempo i modelli non erano altro che delle Opel con un altro marchio, ora invece non hanno più nulla a che fare con quelli europei), con i modelli chiamati Falcon e Commodore rispettivamente. Le gare sembrano spettacolari, complice anche il fatto di avere circuiti ancora interessanti, con tanti saliscendi e curve veloci, come ormai in Europa ce ne sono pochi. Tra le piste famose c'è il vecchio circuito cittadino di Adelaide, dove correva la Formula 1 fino agli anni '90, o quello di Surfers Paradise diventato famoso sempre nei '90 grazie alla Formula Indy. Poi c'è Phillip Island dove corre anche la MotoGP. C'è anche un circuito in zona Perth, dal simpatico nome di Barbagallo Raceway. Di sicuro l'anno prossimo farò il possibile per andare ad assitere alla gara delle V8!

Come già detto, la gara più mitica della serie, e dell'Australia, è la Bathurst, corsa sulla distanza di 1000 km sul circuito Mount Panorama, nel New South Wales. Traguardo, rettilinei lunghi, salita sul monte, destra-sinistra veloci in discesa, rettilineo da trecento all'ora di raccordo e via così.

Ecco qualche video:

Bathurst:

Ecco un premio per chi è arrivato in....fondo a questo post!


Musica: Seether "Finding beauty in negative spaces"

sabato 13 settembre 2008

dalla Cina con furore!


Cari amici, la mia assenza da due settimane a questa parte è dovuta a impegni universitari, soprattutto alla frequentazione di un corso di alfabetizzazione di lingua...cinese! Eh si, visto che tanto col tedesco non ho alcun tipo di problema, perché non imbarcarci in quest'altra avventura? Beh, in realtà il corso di cinese vero e proprio è di un solo semestre, per trenta ore di lezione. Peccato che per ottenere i cinque crediti corrispondenti debba anche seguire il corso propedeutico di settantacinque ore in tre settimane...

Ma tant'è, questa lingua mi affascinava (o meglio, i suoi caratteri; vedi sopra) e così ho deciso di buttarmi. Lo studio del cinese è difficoltoso, ma non pare insormontabile come si potrebbe pensare. La fonetica è astrusa, la lingua ruota tutta intorno a quattro toni diversi che cambiano il significato a parole per il resto identiche; i caratteri sono veri e propri disegni, a volte anche complessi, che si devono saper disegnare e ovviamente anche riconoscere; per farvi un esempio, per poter leggere un giornale bisogna conoscere qualcosa di più di 2500 caratteri. Al termine dei primi due semestri, il bagaglio di caratteri sarà intorno ai 750, mentre io che ne seguo solo uno quindi credo potrei arrivare ad un 300 scarso, visto che inizialmente ci si concentra più sulla lingua parlata.

In ogni caso, seguire lezione mattina e sera in maniera intensiva mi porta via abbastanza tempo, da cui il mio latitare sul blog (e con le e-mail, sorry Ele!), ma l'Australia mi accompagna grazie all'ottimo "A fortunate life" (vedi post precedente) che mi ha davvero coinvolto! Ho scoperto che non è mai stato tradotto in italiano (perché la storia di uno sfortunatissimo australiano campagnolo del primo '900 non interessi un lettore del Belpaese, proprio non lo capisco...) e così mi ero pure cimentato in un tentativo di traduzione amatoriale, scoprendo quanto sia un lavoro difficile, ma di soddisfazione. Se troverò ritagli di tempo qua e là prossimamente, cercherò di potarlo avanti, più come esercizio personale che come progetto utile a qualcosa, in effetti.

Comunque, quando avrò un po' di tregua dal cinese, prometto nuovi aggiornamenti!

mercoledì 27 agosto 2008

letture...

In quest'inizio di settimana ho ricevuto via posta due libri a tema australiano acquistati su Amazon, attirato dai prezzi da discount di questo sito. Il primo libro è un romanzo, "A fortunate life" di A.B. Facey, mentre il secondo è una specie di manuale: "Living and working in Australia", di David Hampshire.


"A fortunate life" è un autobiografia, pubblicata nel 1981 quando l'autore aveva 87 anni; morì pochi mesi dopo, ma fece in tempo a vedere il grande successo avuto dal suo libro. Ho trovato un riquadro che ne parlava sulla Lonely Planet, nel capitolo dedicato al Western Australia. L'autore ci arrivò da piccolissimo con la nonna e i fratelli, dopo aver perso il padre ed essere stato abbandonato dalla madre. La sua storia pare una raccolta di sfortune: iniziò a lavorare a otto anni, venne costantemente sfruttato, combattè nella prima Guerra Mondiale dove venne ferito gravemente (sopravvisse a Gallipoli, ma non così due suoi fratelli), lottò per sopravvivere durante la Grande Depressione, perse un figlio nella seconda Guerra Mondiale...

Citando dalla Lonely: "Oltre all'impatto emotivo, questa autobiografia è anche un importante documento storico: Facey, infatti, visse in prima persona molti degli avvenimenti principali che hanno contribuito a formare l'identità culturale dell'Australia. [...] A.B. Facey ha documentato in modo così semplice ma al tempo stesso così potente la sua esistenza e gli eventi che hanno contribuito a forgiare una nazione intera."

Questo libro mi sembra quindi un buon modo per conoscere meglio la storia di questo paese. E inoltre era in vendita usato a una sterlina, praticamente ho pagato di più per le spese di spedizione che per il libro stesso...


Anche qui attirato dal basso prezzo (meno della metà, ma questa volta il libro è nuovissimo), ho deciso l'acquisto di questo manuale per avere un riferimento su varie materie: si va dal lavoro alla sanità, dalle assicurazioni alla ricerca di un abitazione, da tutto ciò che riguarda auto e circolazione stradale a notizie varie su shopping, sport e cultura generale. Sono tutte informazioni che si possono trovare con qualche ricerca su internet (o, se vogliamo fare i tennici, "gugolando"), ma certo è comodo averle tutte insieme elencate in maniera chiara e (spero!) affidabile.

Mi sembra un libro ben fatto, che almeno può darmi un'idea di base su certi temi che non vanno sottovalutati (primi fra tutti casa e lavoro). Certo non c'è nulla come l'esperienza sul campo (cosa che farò anche in senso letterale, ma questo è un altro discorso...), ma almeno la potrò fare avendo qualche riferimento in testa.

Infine, volendo proprio valutare ogni aspetto, sono letture in inglese che vanno sempre bene per esercitare la lingua straniera!

giovedì 21 agosto 2008

what the hell is goin' on?!


E' da giorni che devo scrivere questo post, ma mi pesa farlo e così ho rinviato fino ad ora. Non sono superstizioso (perché porta sfiga, aggiungerebbe qualcuno), ma il caso è stato proprio beffardo questa volta: poche ore dopo la pubblicazione del post "Corri nicche" del 4 agosto, mi sono svegliato con forti fitte al fianco e da quel momento ho cominciato ad avere dei problemi di respirazione che ad oggi non sono ancora passati, accompagnati da dolori vari ai polmoni.

I fastidi ai polmoni non sono nuovi e penso mi rimarranno sempre, simpatico ricordo degli interventi fatti una decina d'anni fa. E' l'insistenza del fastidio e soprattutto la difficoltà nel respirare a riposo che mi ha preoccupato. Ad un esame superficiale non risulta nulla, i polmoni respirano bene se impegnati. Ho anche provato a riprendere la corsa, a fare sentieri in collina con mio padre, e sotto sforzo va tutto bene; come mi fermo però il respiro ritorna pesante e piano piano si fa risentire qualche dolore.

Dopo i problemi avuti in passato, ogni minimo sospetto di problema al torace mi porta un carico di ansia che poi fatico a ridimensionare, soprattutto in questi giorni di acciacchi prolungati. Finalmente da ieri la situazione pare un poco migliorare, spero di uscirne pian piano anche se non sapere cosa sia successo non mi lascia molto tranquillo. Cercherò di indagare, magari con qualche visita più approfondita, perché sinceramente non voglio mollare la corsa e vorrei sapere cosa posso pretendere dal mio corpo. Intanto l'unica idea che ho è che l'umidità intensa di quest'estate, unita ai miei sforzi fisici, abbia mandato in crisi i miei polmoni particolarmente sensibili. Ma è solo una supposizione, il mio doctor non è stato di molto aiuto e non ha saputo darmi spiegazioni.

Intanto la sanità mentale precaria non si è certo ben conciliata con lo studio, mi sa proprio che dovrò passare l'inverno al freddo e rinviare la partenza a marzo. Ci tenevo a fare un'altra estate agli antipodi, dovrò invece avvicinarmi all'Australia con l'arrivo dell'autunno. Beh, autunno: a fine marzo a Perth ci sono più di 30°...

Musica: Extreme "Saudades de rock"

sabato 9 agosto 2008

lonely Australia


Insieme al visto e al biglietto, c'è qualcosa di altrettanto fondamentale che non può mancare nella preparazione del mio viaggio agli antipodi: la buona vecchia guida Lonely Planet! Ci tenevo ad averne una tutta mia, dopo aver tenuto in ostaggio per qualche mese quella di Sergio. E così, generosamente (e per riavere indietro la sua, forse?), mi aveva promesso che me ne avrebbe presa una. E priprio ieri eccolo reagarmi l'ultimissima edizione di maggio 2008!

Da tempo ormai i nostri regali di compleanno hanno scadenze tutt'altro che prevedibili, ed è bello così, ci si gode di più il dono perché arriva quando meno lo si aspetta! E' vero, quest'idea era nell'aria, ma mi rende comunque molto felice mettere le mani su quella che sarà una fedele compagna nel mio peregrinare in Australia.

Non sono un grande esperto di guide, la Lonely fa ormai tendenza e io l'ho subita proprio passivamente, ma visto che Sergio s'è trovato bene con la sua (comprata insieme 5 minuti prima di imboccare l'autostrada per Malpensa e la sua prima partenza per Perth!) perché cambiare? Ora so già che la consumerò a forza di leggere, rileggere, sfogliare e sognare le possibili mete dei miei giri turistici...

Musica: Pain of Salvation "Scarsick"

lunedì 4 agosto 2008

corri nicche, corri!


Piccolo post che con l'Australia ha poco a che fare, ma che mi va di scrivere. Da qualche mese ormai, praticamente dall'arrivo del caldo, ho iniziato a fare un po' di corsa nei dintorni di casa mia. L'inizio è stato ovviamente traumatico! Venivo da due anni di nuoto libero molto saltuario, quindi la forma fisica non era decisamente delle migliori... Ho avuto qualche problema di gambe, soprattutto alle ginocchia, che non mi ha permesso di allungare le distanze per diverse settimane, ma che ora pare risolto. E finalmente ho potuto buttarmi nella corsa anima e corpo vedendo miglioramenti nella tenuta e nel fiato!

Da quando mi sono dedicato al mio corpo (con palestra casalinga da qualche anno, con nuoto prima e la corsa ora; purtroppo tardi, ma meglio che mai, no?) nutro davvero tanto rispetto per ogni sportivo. Inoltre ho sempre subìto molto il fascino di diverse discipline, soprattutto delle arti marziali (per esempio il Tai Chi Chuan del buon Ale), ma vari motivi, soprattutto il lavoro serale, non mi hanno permesso di avvicinarmici. E così, anche per ragioni finanziarie, mi sono dedicato alla corsa, qualcosa che posso fare senza costi, a parte quelli per il vestiario di base.

Lo ripeto, l'inizio è davvero un trauma, correre anche per un solo chilometro diventa una vera impresa! Ma, come in ogni sport, è solo questione di metterci costanza: i risultati arrivano e soddisfano davvero! Non che ora corra per km e km... Arrivo a poco oltre i 6 e mezzo, per ora, ma l'aver superato lo scoglio dei dolori alle gambe mi ha reso veramente felice! Adesso posso meditare nuovi allunghi dopo esser stato fermo ai 5 km praticamente per tutta l'estate...

Se all'inizio il blocco maggiore è fisico, quando ci si comincia ad abituare alla fatica si arriva ad affrontare un altro blocco, secondo me ben più impegnativo: quello mentale. Provato per la prima volta il nuovo percorso oltre i 6 km (so che sembra poco, ne fai cinque, quanto cambia farne sei e mezzo? Cambia, decisamente!) mi sono reso conto di quanto la mia mente cercasse di sabotarmi! Superata la metà non avevo particolare fatica nelle gambe, il respiro era affaticato, ma non ancora a livelli di guardia, però la testa non faceva altro che ripetermi di fermarmi!! Non so spiegarlo bene a parole, magari è qualcosa che gli sportivi tra voi conoscono benissimo. Comunque anche la mente va allenata alla fatica, alla concentrazione, tanto quanto ogni muscolo del corpo. Aiuta molto il fatto che ora mi stia abbastanza invasando di corsa, quindi la voglia di migliorare è tanta e serve a star focalizzati e continuare ad allenarsi. L'idea è di allenarmi per bene durante l'estate e anche oltre, per poi continuare l'allenamento in Australia, dove il clima più mite permette uscite senza troppe difficoltà anche d'inverno. Ho già visto che la maratona a Perth è nei primi giorni di luglio (quindi in pieno inverno australe); chissà, magari con un anno di tempo per prepararmi potrei riuscire a correrla.

Come per l'Australia, e tante altre cose, anche in questo caso devo ringraziare il mio athletic guru, il mio mentore Sergio. Lui corre già da parecchio e, come anche per la palestra, è la mia paziente fonte di informazioni. Ora sta subendo tutto il mio entusiasmo, cose come e-mail con tempi e intertempi dell'ultima corsa e via così! Be patient bro and thanks as always!

Memorabile un pranzo in collina fatto sabato, fantasticando di corse insieme che per ora sono solo sogni, ma chissà che non diventino presto realtà... In fondo, forse, anche nella vita l'ostacolo maggiore è nella nostra testa.

Uee, che finale di post che ho picchiato fuori!! :)

Musica: Red Hot Chili Peppers "Stadium arcadium"

martedì 29 luglio 2008

visto!


Finalmente posso scrivere questo post, sognato dal momento in cui creai questo blog a gennaio: ho il visto per l'Australia!! Precisamente il Working Holiday Visa, un anno di permesso di soggiorno assicurato! Ancora una volta, dopo l'invio incredibilmente veloce dell'opuscolo sull'immigrazione, devo fare i complimenti al Governo Australiano: ho compilato il modulo on-line per la richiesta del visto solo ieri sera e oggi nel tardo pomeriggio ho ricevuto la mail di risposta che confermava l'accettazione della richiesta! Meno di 24 ore, non mi sembra male! E io che lo volevo fare per tempo temendo settimane d'attesa...

In ogni caso, ho tempo fino al 29 luglio 2009 per entrare in Australia e attivare questo visto, quindi ho un bel margine di manovra. Certo il desiderio è quello di andarci il prima possibile, cioè a fine novembre. La mail ricevuta non è altro che un riepilogo delle varie clausole che caratterizzano questo visto, fondamentalmente la parte importante è questa:

This is to advise that you have been granted an Electronic Working Holiday Visa, Subclass 417, on 29 July 2008.

E' una frase che ricorderò a lungo! E che rileggerò spesso fino a quando non arriverà il momento della mia partenza. Come dicevo al caro Gandi poco fa, da quando ho deciso di partire mi sento in una sorta di limbo: la decisione c'è, la voglia di partire pure, ma prima di poterlo fare c'è l'università da finire, ci sono mesi di attesa. E quindi una piccola cosa come il visto, che è sì fondamentale e importante, ma che è appunto poco più di un modulo da compilare, riempie di emozione perché ti avvicina almeno psicologicamente alla partenza!

Posso quasi sentire il vecchio Ben che mi dice: "You've taken your first step into a larger world."

domenica 20 luglio 2008

portatile australe

Questo è il primo post scritto col portatile che mi porterò in terra australe! Sono un po' lento coi tasti per via di qualche piccola differenza, ma mi abituerò... Più che una celebrazione per il nuovo acquisto, queste righe sono un tributo al mio povero Sony VAIO che per 5 anni ha fatto il suo dovere e spero continui a farlo ancora per un po'!

Proprio di recente ho sentito parlar male dei Sony come il mio, ma nel mio caso non ho proprio lamentele da sollevare, anzi! In 5 anni l'unico problema avuto è stata qualche difficoltà nel leggere l'hard disk all'avvio dopo che l'avevo spostato dalla sua sede (per esempio per portarlo al cinema); al secondo tentativo, e dopo qualche piccola scossa, l'avvio andava sempre liscio! Il Sony è stato il mio primo portatile, preso grazie all'opulenza economica concessa dal mio primo lavoro vero e cioè il proiezionismo al cinema.

Visto che con quel portatile non ci sono problemi, potreste chiedervi il perché di un nuovo acquisto: è presto detto! Circa due anni fa, credo, stavo rispondendo ad una mail americana di Sergio quando ho inavvertitamente versato del limoncello sulla tastiera del VAIO! E non un limoncello qualsiasi, ma il Limoncello della Nonna, due volte più alcolico e sicuramente ben più corrosivo! Nonostante il mio successivo intervento di pulizia, un terzo della tastiera ormai non risponde più ad alcun comando e il mio Sony da portatile è diventato un desktop da usare con tastiera separata.

Non avendo bisogno di una maggiore potenza di calcolo, né di particolari accessori, ho cercato di stare sul più economico possibile e grazie al buon fratello Mattia penso d'aver fatto un buon affare: sotto le mie mani ho un Acer con caratteristiche sicuramente da entry level, ma acquistato per 350 euri! Trattasi di promozione del supermercato IPER di sabato scorso, erano 100 pezzi che penso siano finiti in un'oretta, visto che all'apertura eravamo già una quarantina.

Ero un po' dubbioso riguardo al portarmi un pc in Australia, più che altro per un motivo pratico riguardante il primo periodo che sicuramente trascorrerò in ostello. Non che sia un covo di malviventi o simili, ma comunque dovrò fare molta attenzione perché i furti in un luogo così frequentato non sono rarissimi... Ma andare a mani vuote (soprattutto senza potermi portare un po' di mp3 e qualche film o serie) mi dispiaceva parecchio e quindi, vista la modica spesa, eccomi con un portatile nuovo fiammante!


La foto è una sorta di passaggio del testimone, anche se conto di utilizzare ancora il Sony finché sarò in Italia.

venerdì 18 luglio 2008

pensieri...

Questo sarà un post più riflessivo, un tentativo di mettere su schermo i pensieri che avevo ieri notte prima di prender sonno (operazione non troppo difficile grazie alla grappa di Ale; grande!). Come mio solito mi ritrovo con tanto da fare in pochi mesi: gli ultimi esami, la tesi, la preparazione al viaggio... Proprio non mi riesce di sfruttare il tempo a disposizione, devo sempre ridurmi all'ultimo sperando che non ci siano intoppi a ritardare il tutto! Ma tant'è, in questo modo non rimane tanto spazio per le riflessioni e così non sono infrequenti dei momenti di lucidità in cui realizzo che tra non troppi mesi sarò quasi dall'altra parte della terra rispetto a Bergamo.

Se, per ora, queste riflessioni più che altro mi stupiscono, ma non mi creano ansia (ma non mi illudo, più si avvicinerà la partenza, più salirà il panico), devo dire che l'idea della lontanza dalla famiglia e dai parenti già mi rattrista. E soprattutto è l'idea di dovermi separare dai nipoti che mi ferisce di più!

Come molti di voi già sanno, sono un felicissimo zio di ben quattro nipoti, due maschi e due femmine. E se le bimbe sono arrivate da poco, con Tommaso e soprattutto con Riccardo ho già un rapporto che sarà triste interrompere. Richi è qui da me un giorno si e uno no, quindi c'è stato modo di legare e di passare tanto tempo insieme; mi consola pensare che a settembre inizierà l'asilo e avrà ben altro a cui pensare! Ecco una sua foto recentissima in una posa veramente rock!


In alto il nostro saluto!

Tommy ha iniziato da poco a sentirsi a suo agio coi nonni e con me, e anche se ci si vede meno frequentemente è sempre divertente giocare con lui (o più che altro accompagnarlo nel suo vagabondare continuo per casa, non sta mai fermo!) anche perché ha la risata più bella che abbia mai sentito in un bambino!
Non so, ovviamente mi spiace lasciare anche famiglia, fratelli e amici, ma una persona adulta capisce (forse...) cosa sto facendo e perché mi allontano dall'Italia, ma allontanarmi dai nipoti la sento quasi come una colpa! Ma devo seguire la mia strada. Per fortuna chiamare dall'Australia verso l'Italia non costa molto, anzi; e poi c'è Skype, almeno i miei nipoti non dimenticheranno la faccia del loro zio australiano!

giovedì 10 luglio 2008

traffico a destra con guida a sinistra o traffico a sinistra con guida a destra?


Come vi sarà ormai chiaro, buona parte dei post di questo blog si occupano di curiosità varie, la maggior parte delle quali abbastanza inutili, in effetti... Ma le curiosità mi stuzzicano, e così anche questa volta sono andato ad indagare un argomento che da un po' di tempo volevo approfondire e cioé il motivo per cui in alcuni paesi si guidi a destra e in altri a sinistra.

Magari è cosa risaputa, ma io ho sempre ignorato il perché di tale scelta, o meglio del perché non ci sia stata una scelta comune. E così informandomi un po' ho trovato varie spiegazioni che mi hanno chiarito un po' le idee, ma che non cambiano il fatto che quando mi ritroverò a guidare in Australia sicuramente mi sentirò un tantino a disagio! Ma andiamo con ordine.

Quando, invece che su quattro ruote, ci si spostava su quattro zampe (quelle del cavallo se non fosse chiaro...) era tradizione tenere la sinistra e questo perché la maggior parte delle persone non è mancina e quindi tendeva a tener le redini con la sinistra così da aver la mano destra libera per offrirla in saluto a chi si incontrava o per difendersi con la spada. Oppure mi è venuto in mente che era così anche nelle fiere o giostre, gli scontri a cavallo con le lance da cavaliere che venivano ovviamente tenute con la destra (visto il peso e visto lo sforzo da fare per disarcionare l'avversario): anche lì il "traffico" passava alla tua destra.

Ci sono però testimonianze controverse, con strade del periodo romano che in Inghilterra mostrano che in quei luoghi si tenesse la sinistra (carri che andavano a prendere pietre al deposito e che quindi all'andata lasciavano solchi meno profondi essendo vuoti), mentre in altre rovine romane paiono indicare il contrario. Comunque fino al XVIII secolo la guida a sinistra era la più diffusa. Un cambiamento da guida a sinistra a guida a destra è avvenuto negli Stati Uniti: in quelle terre desolate i carri da trasporto erano più grandi e soprattutto senza un posto per far sedere il guidatore. Questi quindi sedeva sull'ultimo cavallo a sinistra, con alle spalle il convoglio, tenendo la grande frusta con la mano destra; inoltre stando a sinistra, preferiva tenere la destra col carro, potendo così valutare bene gli spazi quando si trovava a incrociare un altro convoglio.

In Inghilterra invece, i carri erano più piccoli e soprattutto provvisti di sedili sulla parte anteriore. Il guidatore si sedeva in questo caso al margine destro del carro, così da non far impigliare la frusta nel carico alle sue spalle. E per vedere bene il traffico in arrivo doveva quindi tenere la sinistra. Semplice, no? Come al solito mi baso sulla buona vecchia Wikipedia, ma in altri siti ho trovato solo informazioni parziali e spesso incomplete, oppure origini date per certe che in Wiki vengono efficacemente smontate come semplici miti (come quella che vede Napoleone cambiare il traffico da guida a sinistra a destra nei paesi conquistati solo perché così facevano gli odiati inglesi) e quindi posso solo fidarmi di questa fonte. La spiegazione però mi pare efficace, o per lo mento interessante!

L'arrivo dei primi veicoli a motore non ha cambiato di molto le cose, anche perché i primi mezzi avevano guida centrale, mentre in seguito i vari costruttori facevano un po' quel che volevano: alcuni preferivano mettere il guidatore dalla parte del traffico per vedere meglio le altre macchine in arrivo, altri invece si preoccupavano di più di far notare al conducente i vari ostacoli a lato della strada. Inutile dire che la prima scelta è quella che è arrivata a noi...

Ovviamente le varie colonie inglesi hanno mantenuto la regola della guida a sinistra, solo alcune di quelle africane (e ovviamente Canada e Stati Uniti) hanno poi deciso di cambiare adattandosi alle regole dei paesi confinanti. In Europa l'ultima nazione a cambiare da guida a sinistra a guida a destra è stata la Svezia. Incredibile il cambiamento, avvenuto il 3 settembre 1967: alle 4:50 del mattino i pochi veicoli che avevano il permesso di circolare si sono dovuti fermare e lentamente hanno cambiato corsia, poi dalle 5:00 si è passati alla nuova regola! La foto è abbastanza chiara... Follia pura! Se volete approfondire, andate qui.


Mi ha anche stupito sapere che in Italia c'è stata per parecchio una "doppia regola", con guida a destra che ha preso sempre più piede, ma non nelle città dov'è rimasta a sinistra. Milano è stata l'ultima a cambiare addirittura nel 1926.

Ormai per molti paesi sarebbe impossibile cambiare, o comunque sarebbe troppo oneroso finanziariamente. In effetti in molti casi i paesi che hanno guida a sinistra (per la cronaca, il 34% della popolazione mondiale guida a sinistra) si trovano su isole e quindi non hanno problemi ai confini. Unico caso di paese con guida a sinistra e che confina quasi completamente con paesi dalla regola opposta è la Thailandia.

Infine, non ci sono dati chiari che dimostrino come la guida da un lato sia più sicura che da un altro. I primi dati dopo un cambiamento di regola vedono sempre un calo degli incidenti, ma solo perché si sta più attenti nel periodo d'adattamento. C'è una teoria però che prende in considerazione il fatto che la maggior parte delle persone non vede allo stesso modo dai due occhi, ma spesso vede meglio dal destro; e quindi dover fare un sorpasso spostandosi da sinistra verso destra sarebbe più sicuro, guardando specchietto e traffico in arrivo prevalentemente con l'occhio destro. Certo è che se io lo farò tentando di sorpassare un road train da cinquanta metri, forse la sicurezza guadagnata sarà relativa...

Musica: Grip Inc. "Solidify"

sabato 5 luglio 2008

stand up for rock n' roll


Dopo essermi lasciato alle spalle 150 anni di letteratura tedesca e aver finalmente constatato il ritorno della linea telefonica, eccomi tornato a scrivere sul mio blog! E' stato davvero frustrante passare un mese a cercare connessioni qua e là, tra il 56k del cinema o i pc della biblioteca in Università. Anche se forse un po' m'ha fatto bene, si diventa facilmente Internet-dipendenti e staccare ogni tanto può probabilmente giovare alla salute.

Ma tant'é, ora sono tornato in pista e comincio subito con lo spendere qualche riga per i grandi Airbourne, visti a Bologna lo scorso weekend durante il festival Gods of Metal. I quattro australiani hanno suonato in pieno pomeriggio, sotto un sole che sicuramente li avrà fatti sentire a casa: il caldo era tremendo! Vista la posizione in scaletta, hanno avuto solo una mezzoretta per infiammare il pubblico, ma per quanto mi riguarda ci sono riusciti eccome! I pareri che ho colto in giro sono discordanti, ovviamente poi è questione di gusti. Unico neo oggettivo è la tenuta del cantante: all'ultimo pezzo proprio non ce la faceva più, ma secondo me è scusabile vista la giovane età e visto anche che non si è proprio risparmiato.


Certo c'è anche da dire che sono poco più di una coverband dei conterranei AC/DC, ma detto questo, la qualità c'è, la simpatia e la carica rock and roll pure, quindi come fare a non esaltarsi?! Inoltre quel folle del cantante si è arrampicato sulle impalcature del palco fino in cima alle luci (10 metri ci stanno tutti, forse di più!) per poi mettersi gambe a penzoloni e fare un assolo! Ovviamente senza alcuna protezione... Qui trovate un filmato di quel momento. Bravi bravi, insomma, mi son pentito di non essermi fatto prestare la bandiera australiana da Sergio! Ma la folla li ha acclamati a dovere, credo siano rimasti soddisfatti della risposta del pubblico.

Musica: Disturbed "Indestructible"

domenica 22 giugno 2008

lo strano caso di Arthur Upfield e Snowy Rowles


Eccomi finalmente tornato a pubblicare un post, purtroppo la linea a casa è definitivamente scomparsa e vi sto scrivendo grazie al 56k del cinema in cui lavoro... Mi spiace latitare, ma spero che il problema si risolva presto. Intanto ecco qualche notizia sullo strano caso di cui accennavo nell'ultimo post.

Cercando qualche informazione sulla rabbit-proof fence, sono venuto a conoscenza di una serie di delitti chiamati The Murchinson Murders, avvenuti proprio lungo questa barriera. Nel 1929 Arthur Upfield, uno scrittore di romanzi, lavorava come controllore della barriera e nel frattempo rifletteva sulla sua prossima opera letteraria. Si era intestardito sullo scrivere una storia di omicidi in cui i detective però non avessero alcun cadavere da rintracciare, essendo stato finalmente compiuto il "delitto perfetto": l'omicida era riuscito a far sparire completamente il corpo.

L'idea gli ronzava in testa, ma c'erano due problemi da risolvere: prima di tutto Arthur doveva scoprire un modo verosimile per far scomparire un cadavere, un metodo realistico e plausibile che poteva applicare nel romanzo; secondo, era necessario trovare anche un modo per incastrare il colpevole, altrimenti i suoi detective come potevano arrivare vittoriosi al termine della storia?

Parlandone con amici, in particolare con George Ritchie, risolse il primo problema. Questo suo collega descrisse così il modo infallibile per liberarsi di un cadavere senza lasciare alcuna traccia: bruciare il corpo della vittima, filtrare i residui di osso dalle ceneri, dissolverli nell'acido, frantumare gli eventuali residui solidi in polvere e disperdere il resto nell'aria. Sembra innocente come la ricetta di una torta...

Rimaneva il secondo problema: come poteva un detective riuscire a risolvere un caso così perfetto? Partirono varie scommesse tra gli amici per vedere chi ne avesse trovato uno, ma pareva impossibile riuscire a trovare una soluzione ad un caso così enigmatico! Qui entra in scena anche Snowy Rowles, un allevatore che era diventato amico di Arthur. In particolare, il 5 ottobre 1929 Arthur, Snowy, George e altri si trovarono insieme discutendo della questione e questo evento fu usato come prova per dimostrare che Rowles fosse al corrente di questo metodo.

Nel dicembre dello stesso anno Rowles fu visto in compagnia di James Ryan e George Lloyd, in seguito entrambi scomparsi. L'8 dicembre incontrò un amico di George Ritchie a cui disse che i due si erano allontanati a piedi, in cerca di legname, e che lui li stava aspettando. Giorni dopo invece, ad un altra persona, disse che si erano trasferiti in un altra città e che Ryan gli aveva venduto il suo furgone. Fin qui nulla di strano.

Nel maggio seguente tale Louis Carron, un neozelandese, decise di spostarsi dalla zona di Murchinson e quindi lasciò il lavoro per la compagnia di Snowy Rowles. Louis teneva una fitta corrispondenza con gli amici e questa cessò immediatamente dopo il licenziamento. Fu grazie a questo particolare che la sua scomparsa venne immediatamente notata, in quei tempi era normale che ci si spostasse da uno stato all'altro in cerca di lavoro. Anzi, fu solo quando la polizia iniziò ad indagare sulla scomparsa di Carron che si scoprì che anche Ryan e Lloyd erano scomparsi. E tutti e tre erano stati visti per l'ultima volta in compagnia di Snowy Rowles...

Non ci volle molto a collegare i tre scomparsi con Snowy e Snowy con le varie discussioni riguardo l'omicidio perfetto. Dei resti bruciati vennero ritrovati lungo la barriera anti-conigli e tra questi resti c'era un anello che fu ricondotto in maniera certa a Carron: la moglie aveva fatto sistemare l'anello tempo prima, ma il gioielliere operò una saldatura da 9 carati, invece che il resto che era da 18. Normalmente avrebbe subito sistemato l'errore, ma era troppo oberato di lavoro e così lasciò perdere. I resti degli altri due sfortunati invece non vennero mai trovati, ma Rowles (nel frattempo identificato come John Thomas Smith, evaso dopo essere stato condannato per furto) venne comunque accusato di tre delitti e venne giustiziato per impiccagione il 13 giugno 1931.

Ah, in seguito Arthur Upfield completò il libro, The sands of Windee, e più avanti anche un racconto sui veri omicidi lungo la rabbit-proof fence, The murchinson murders.

Quello nella foto sotto al titolo è Snowy Rowles accanto al furgone di Ryan.

lunedì 9 giugno 2008

aussie movies #6: Rabbit-proof fence


Ed eccomi a parlare del film legato alla "Generazione rubata"; anzi, questo è proprio il titolo dato alla versione italiana della pellicola. Nella versione originale invece il nome scelto ha due significati. Innanzitutto la barriera anti-conigli è un lunghissimo steccato creato per fermare l'invasione dei simpatici animaletti introdotti in maniera poco lungimirante da Thomas Austin al tempo delle prime colonie inglesi. In realtà le barriere sono tre, qui trovate qualche dato e un grafico che mostra l'estensione. E questa è una citazione dell'illuminata mente al momento della liberazione dei primi coniglietti:

"The introduction of a few rabbits could do little harm and might provide a touch of home, in addition to a spot of hunting."

Inutile dire che dai 24 esemplari iniziali il numero è cresciuto esponenzialmente e in meno di 40 anni la loro diffusione copriva l'intero continente...

Comunque, questa lunghissima barriera (la prima costruita, che va da nord a sud nella parte occidentale dell'Australia) è stata usata da tre bambine aborigene per ritrovare la via di casa dopo essere fuggite dalla piccola colonia dove erano state portate forzatamente (leggete il post precedente per chiarimenti). E se la strada era chiara, la distanza non era affatto indifferente: hanno camminato per...beh, qui ho dati discordanti: diciamo tra i 1600 e più di 2000 km. In ogni caso una distanza non indifferente per tre bambine, a piedi, nell'Australia più desertica!


Ma la scelta del titolo fa sicuramente anche riferimento alla situazione delle popolazioni indigene, col termine inglese fence, barriera, che indica il loro essere prigionieri degli occupanti nella loro stessa terra. Anche qui il post precedente può chiarirvi le idee, ora non mi dilungherò troppo avendone già parlato.

Il film è un adattamento del libro Follow the rabbit-proof fence scritto dalla figlia di una di queste tre bambine, anche lei cresciuta nella stessa colonia da cui sua madre è riuscita a scappare. Anzi, è venuta a conoscenza dell'evasione solo anni dopo essere ritornata a casa e da li ha recuperato varie testimonianze fino a scrivere il libro. E' possibile che il film esalti il lato drammatico della situazione, esagerando le povere condizioni della missione e i trattamenti subiti dai bambini. O almeno questo ho letto in alcune critiche. C'è anche chi mette in discussione l'intera storia, ma altre fonti la confermerebbero...

Ma se più semplicemente si vuole analizzare il film, io trovo che sia ben fatto, con un ovviamente ottimo Kenneth Branagh nel ruolo di Neville "the Devil" (il Chief Protector of Aboriginies of Western Australia), l'onnipresente nativo australiano Dave Gulpilil (c'è in tutti i film australiani con aborigeni!) e le brave bimbe aborigene ovviamente per la prima volta in un film. Le ambientazioni sono splendide come in ogni film australiano, anche se qui ovviamente si prediligono le zone più isolate e desertiche.

Rabbit-proof fence ha anche vinto diversi premi non solo in Australia; ben venga quindi un film che non credo voglia nemmeno essere una descrizione storica precisa, ma che può risvegliare l'interesse sulla situazione dei nativi australiani.

Tornerò a parlare presto della barriera anti-conigli per un caso di omicidio molto particolare, avvenuto negli anni '30! Vi dico solo il nome, già suggestivo di suo: Murder on the Rabbit-proof fence : the strange case of Arthur Upfield and Snowy Rowles.

domenica 8 giugno 2008

generazione rubata


La prima volta che ho sentito parlare di "Generazione rubata" è stato quando mi son trovato a proiettare il film omonimo al mio cinema, una pellicola australiana del 2002; lo rivedrò quanto prima e pubblicherò la consueta recensione. Questo termine è entrato in uso negli anni ottanta per indicare quei bambini indigeni australiani che sono stati forzatamente sottratti alle loro famiglie dal Governo australiano in un periodo di tempo che va dal 1869 al 1969.

Non ricordo se il film spieghi le motivazioni di questa scelta. Informandomi un po' (Wiki as usual) ne ho trovate di più o meno grottesche: si va dall'aiuto alla razza (i bambini "rubati" sarebbero dei mezzo sangue che venivano emarginati nelle loro tribù; ma in realtà probabilmente non si voleva farli mischiare troppo coi bianchi), al tentativo di civilizzare (dando accesso ad un istruzione che sarebbe stata loro negata rimanendo con le famiglie). In realtà l'effetto positivo è stato soltanto uno: da adulti, questi bambini sradicati dalle loro famiglie hanno avuto mediamente un miglior salario, probabilmente dovuto al fatto di essere entrati in contatto più stretto con la società e aver ricevuto più facilmente gli aiuti statali. Il prezzo pagato però è stato enorme!

Non tutti i bambini forzatamente trasferiti hanno successivamente condannato il sistema. C'è chi ha trovato delle buone intenzioni in tutto questo, il tentativo di dargli un educazione e di fargli quindi trovare un lavoro, e si è solo lamentato della poca considerazione data alle famiglie al momento del trasferimento. Altri osservano che almeno loro hanno imparato a leggere e scrivere correttamente e che la situazione era migliore di quella attuale. Sarà, ma di modi per aiutare la comunità migliori della deportazione forzata dei bambini penso ce ne siano...

Quello che mi ha stupito è che soltanto in tempi recenti sia stata creata una commissione per lo studio di questo fenomeno: nel 1995, grazie alle pressioni delle comunità indigene riguardo l'ignoranza storica di questo fenomeno, è stato creato un gruppo di lavoro che nel 1997 ha pubblicato un rapporto sulla situazione, chiamato Bringing them home. Secondo questo rapporto, almeno 100.000 bambini sono stati allontanati dalle loro famiglie, ma non essendoci registri precisi su cui basarsi il numero totale potrebbe essere più elevato. L'anno seguente, nella stessa data di pubblicazione del rapporto, il 26 maggio, è stato istituito il National Sorry Day.

Nonostante questo rapporto abbia indicato chiaramente le conseguenze disastrose di questa pratica, alcuni politici del governo di destra (al potere nel periodo della pubblicazione del Bringing them home) hanno mosso varie critiche sulla portata del fenomeno, con il Primo Ministro John Howard che si è rifiutato di chiedere scuse ufficiali per paura di scatenare un caos di richieste di risarcimento, aggiungendo che la generazione attuale non deve chiedere scusa e prendersi le colpe delle azioni compiute dalle generazioni passate. In seguito alle pressioni crescenti è tornato sui suoi passi, senza però portare delle scuse ufficiali.

Si è dovuto attendere l'insediamento del nuovo governo laburista a fine 2007 e l'inizio dei lavori del Parlamento australiano nel febbraio '08 per sentir dire dal nuovo Primo Ministro Kevin Rudd: "We say sorry." Qui se vi interessa c'è il filmato del discorso tenuto da Rudd (almeno i primi minuti con la lettura del testo principale).

Come detto da chi è stato vittima di questa deportazione, "qualche centinaio di parole non può risolvere i problemi creati. Ma è un inizio importante."