domenica 30 gennaio 2011

tui shou


Con la lezione di martedì inizierò il quinto mese di taichi, con un entusiasmo che non ha fatto altro che aumentare settimana dopo settimana. Non è solo bello scoprire cose nuove, qualche movimento da aggiungere, qualche mossa da studiare, ma fa piacere rendersi conto di aver raggiunto piccole consapevolezze sui passaggi appresi agli inizi e ripetuti per più tempo. Anche ritrovarsi con dei dubbi su quello che si credeva appreso, anche solo superficialmente, non crea troppo sconforto, perché dimostra di aver raffinato la sensibilità, permettendo quindi di notare quanto prima non era possibile. Come Max, il mio maestro, ripete spesso, noi che abbiamo iniziato da poco partiamo come ovvio da qualcosa di molto grezzo. Con calma, con la ripetizione e l'attenzione dello studio, andiamo a togliere le imperfezioni, prima macroscopiche, poi sempre meno evidenti, cercando una perfezione che rimarrà pur un miraggio, ma che spero diverrà sempre meno lontana.

Con l'introduzione del tui shou (dal mandarino "spingere con le mani") a fine 2010 la mia passione per il taichi ha preso una vera e propria impennata. Cos'è il tui shou? E' una forma di allenamento a due che permette di sviluppare quanto appreso con l'allenamento della forma fatto singolarmente. Prendo da wikipedia (mia traduzione), perché non potrei dirlo in modo migliore: "Il tui shou permette agli studenti di capire in maniera sperimentale gli aspetti marziali delle arti marziali interne: leve, riflessi, sensibilità, tempismo, coordinazione e posizione. Il tui shou permette di perdere l'istinto naturale dell'opposizione ad una forza con una forza contraria, insegnando invece al corpo a cedere alla forza permettendo così di ridirezionarla. [...] Tra le altre cose, allenarsi con un avversario permette allo studente di sviluppare il ting jing (capacità di ascolto), la sensibilità nel sentire la direzione e la forza delle intenzioni dell'avversario."


Ci sono diversi modi di allenarsi col tui shou, partendo da movimenti relativamente semplici e controllati di un singolo braccio e arrivando alla totale imprevedibilità di un confronto libero, passando per diversi stadi intermedi. Inutile dire che, avendo appena iniziato, l'allenamento che facciamo in palestra è ancora molto blando e controllato. C'è però spazio per qualche sfida che si è rivelata emozionante già dalle prime prove! Ci si mette uno di fronte all'altro, a piedi fermi, e si cerca di sbilanciare l'avversario facendolo uscire dalla posizione, sfruttando quanto imparato finora, quindi con tanta attenzione alla postura, all'equilibrio ed al controllo del proprio baricentro, col mantenimento della posizione ideale delle braccia, col rilascio delle tensioni per permette sia di sentire meglio l'avversario che di reagire in maniera cedevole (ma controllata) e non rigida alle forze che questo pratica, infine con la ricerca della risposta difensiva migliore per neutralizzare l'attacco dell'avversario sfruttandolo a proprio favore. Tante, troppe cose da tenere a mente all'inizio, come ovvio! Ma già dopo qualche weekend passato ad allenarci (il sabato pomeriggio con la palestra libera, più qualche sabato e domenica mattina che stanno diventando piano piano appuntamenti fissi) e grazie all'ottimo insegnamento di Vinz, i miglioramenti sono stati palpabili.

Non avevo alcuna esperienza di un confronto con un avversario, non ho mai praticato sport di squadra e tanto meno altre arti marziali. Quello che mi piace, oltre al poter sperimentare l'applicazione di quello che imparo durante le lezioni e che cerco di far mio con l'allenamento giorno dopo giorno, è il fatto che l'agonismo che nasce tra noi sia sano, che ci si diverta davvero molto e che non importi nulla quante volte si ha il sopravvento o quante si è il primo a cedere. Si cresce e si impara insieme e ci si accorge del tempo che passa solo per i muscoli che cedono e la stanchezza che si fa sentire, perché altrimenti passeremmo ore e ore a far tui shou.

Il taichi non è la forma (la ripetizione in sequenza dei movimenti imparati) e non è nemmeno il tui shou. E' tutte e due le cose insieme ed ora che ho sperimentato entrambe non potrei fare a meno di nessuna delle due: ripetere quel poco di forma che ho imparato in questi quattro mesi, lavorando ogni volta su dettagli diversi, osservando avidamente Max o Vinz quando la si fa insieme per carpire ogni particolare e cercare di stamparsi in testa ogni singolo movimento, dà sempre molta soddisfazione; che poi anche il tui shou mi entusiasmi, direi che è ormai evidente!

Mentre oggi guardavo i miei compagni che si affrontavano nel tui shou, mi è saltato agli occhi come l'esercizio che stavamo facendo, e nel complesso il taichi stesso, fosse più vicino allo studio che allo sport. In particolare, visto che è il mio campo universitario, ho trovato similitudini con lo studio delle lingue. A lezione, quando Max ci mostra un nuovo movimento, la maggior parte delle volte una difesa da un attacco che si trasforma in offesa verso l'avversario, e la si sperimenta lentamente con un compagno, è come imparare un nuovo vocabolo o una forma grammaticale; in seguito, quando si inserisce il nuovo movimento nella forma, riprovandolo decine e centinaia di volte, si fa qualcosa di paragonabile all'esercizio ripetitivo per riuscire a ricordarsi e a far propria quella parola oppure quella costruzione sintattica; infine, arriva il tui shou, in cui quello che si è ripetuto e imparato lo si deve mettere in pratica alla svelta, rispondendo agli input esterni e tenendo a mente una gran quantità di cose che all'inizio sembrano ingestibili, ma che col tempo vengono interiorizzate e diventano automatiche, ed è come il ritrovarsi a far conversazione in una lingua straniera: all'inizio si sente frustrazione, non si riesce a tenere a mente nemmeno quel poco che si è imparato e non si sa come rispondere, e quando lo si fa si è comunque lenti. Ma poi piano piano qualche frase esce in maniera sempre più naturale, si risponde più velocemente e magari si riesce anche a dirigere la conversazione.

Quello che voglio dire è che fare tai chi è un esercizio mentale importante, non c'è solo fisicità, e anche quando ci si esercita a due, pur faticando e sudando, si sta mettendo in pratica un ragionamento che deve essere ancora più veloce e rapido, difficile soprattutto perché ti impone di andare contro al tuo istinto. Non potrei immaginare nulla di più completo, un allenamento contemporaneo del corpo e della mente. Credo che sia proprio questo che contraddistingue le arti marziali interne.

Proprio una bella scoperta il taichi, e per questo devo solo ringraziale Ale e Vinz! Già temo il prossimo rientro del mio padrone di casa, con agguati tesi ad ogni angolo, leve a non finire e miei voli dell'aquila che spero finiscano sul divano e non sul tavolo di cristallo. Ale, ti aspetto con...ansia! :)

venerdì 14 gennaio 2011

opera singer

Dall'autobiografia di Craig Ferguson, "American on purpose":

"I was happy for a time in New York. The energy and vitality of the city inspired me and helped me become confident, and the streets of the East Village seemed to be teeming with people who valued artistic expression and eccentricity. It felt dangerous and welcoming at the same time. Every night at one a.m., lying in bed, I'd hear a woman sing the most beautiful operatic arias. She sounded like an angel floating between the sirens and over the tar rooftops. I later found out that she was an aspiring opera singer who worked in a local bar and on the way home at the end of her shift she would walk through the streets to her apartment singing at the top of her voice. She did it for protection, figuring that any lowlifes on the street who wanted to do her harm would think either that she was too crazy to approach or that she would attract too much attention. This delighted and impressed me. It seemed indicative of the beat of the locale - art as the best defense in a dangerous but exciting world."

E mia traduzione a braccio:
"Per un po' fui felice a New York. L'energia e la vitalità della città mi ispiravano e mi aiutavano ad aver fiducia e le strade dell'East Village sembrava brulicassero di persone che apprezzassero l'espressione artistica e l'eccentricità. Questo trasmetteva un senso di pericolo e di accoglienza allo stesso tempo. Ogni notte all'una, stando sdraiato a letto, sentivo una donna cantare le più belle arie d'opera. Sembrava un angelo fluttuante sopra le sirene e i tetti di catrame. Ho poi scoperto che era un'aspirante cantante d'opera che lavorava in un bar della zona e che nel tornare a casa alla fine del suo turno camminava per la strada cantando a squarciagola. Lo faceva per protezione, pensando che un malintenzionato avrebbe pensato che o era troppo matta per averci a che fare oppure avrebbe attirato troppa attenzione. La cosa mi colpì molto e mi impressionò. Sembrava indicativo dello spirito del luogo: l'arte come migliore difesa in un mondo pericoloso, ma eccitante."

mercoledì 5 gennaio 2011

granpa's guitar

A fine anno mi sono fatto un regalo a cui pensavo da tempo, da diversi mesi per la verità. Mi son comprato una chitarra acustica. Ho trovato un'offerta interessante da Ghisleri, un pacchetto che oltre ad una chitarra Cort (ovviamente un'entry level per un impedito come me) forniva custodia, accordatore, corde di scorta e un dvd con qualche lezione per muovere i primi passi.

Non sono mai stato particolarmente affascinato dalla chitarra, ho e avrò sempre una passione viscerale per la batteria, ma da quando ho iniziato ad allargare i miei orizzonti musicali abbracciando anche il soft rock, o folk rock forse, alla Jack Johnson, ho iniziato ad aver voglia di mettere le mani su una sei corde giusto per suonare qualche canzone per conto mio. Mi piace l'idea di potermi esprimere con "poco", soprattutto è una sensazione nuova per me quella di avere uno strumento che sia portatile e che si possa suonare persino in appartamento!

Le basi minime me le sto facendo grazie ad un programma del Mac che contiene otto lezioni per cominciare. Le trovo piacevoli e molto chiare. Ovviamente sono ancora agli inizi, però ho superato la fase "non riesco a schiacciare una corda senza bloccare quelle vicine" arrivando a "faccio una gran fatica a passare da un accordo all'altro," e direi che è già un grande risultato! Non ho nessuna fretta, quando posso mi metto sul divano e strimpello un po', cercando almeno un minimo di costanza anche per farmi il callo sulle dita della mano sinistra: le corde sono decisamente dure e all'inizio anche solo il posizionare le dita per l'accordo faceva male! Ora va già meglio, comincio ad avere un'autonomia di una manciata di minuti...

Giusto perché non bastava sentirmi dare del nonnino da quando faccio taichi, ci si sono messi anche i Dethklok a prendermi in giro! Giusto due giorni dopo l'acquisto, ho visto questo pezzo in una puntata di Metalocalypse! Eh si, ormai sono proprio diversamente giovane...