venerdì 22 ottobre 2010

the ignorant, tight ass club

Leggo questa notizia sul Corriere online, ne riporto qualche riga:

"Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad (guerra santa). Ordina di imporre la religione con la forza, con la spada. Per questo i musulmani non riconoscono la libertà religiosa, nè (sic) per loro nè per gli altri. [...] Il Corano inculca al musulmano l'orgoglio di possedere la sola religione vera e completa. [...] Nel Corano poi non c'è uguaglianza tra uomo e donna".

E vorrei rispondere con questo, dalla serie The West Wing, episodio "The Midterms" (2x03):



Come si fa ad invitare al dialogo partendo da queste premesse?? Uno dei corsi che sto seguendo in università si chiama "Storia dell'Islam", basta solo aver seguito un paio d'ore per sapere che "jihad" non vuol dire guerra santa, che il Corano è stato scritto nel VII secolo e che quindi non è il caso di prenderlo alla lettera, che se proprio vogliamo farlo, allora dovremmo precisare che invita ad usare la spada contro gli idolatri ed i pagani, ma non contro ebrei, cristiani e zoorastriani, genti del Libro, a cui è richiesto di sottomettersi pagando una tassa (diverse popolazioni cristiane passate sotto il dominio islamico scoprirono di trovarsi meglio di prima, costava molto meno in tasse...) ed evitando il proselitismo, ma per il resto liberi di professare la loro religione nei loro luoghi di culto.

C'è bisogno che dica io che è l'interpretazione distorta e strumentale del Corano ad essere il vero problema? Ben venga il dialogo interreligioso, se però fatto con serietà. Il mondo arabo ha diversi problemi da affrontare ed è carente sotto diversi aspetti, primi fra tutti il rispetto dei diritti umani e delle donne. Se si vuole davvero fare qualcosa, sarebbe meglio non parlare a vanvera e gettare benzina sul fuoco.

Perché il Corriere non può fare un minimo di approfondimento, invece di riportare queste parole così, senza alcun commento? E' bastato a me aver fatto due lezioni di storia per poter dire due parole al riguardo! Vorrei che in Italia ci fosse un altro tipo di giornalismo.

giovedì 21 ottobre 2010

come i vecchietti nel parco


Da qualche settimana ho iniziato un corso di Tai chi chuan. In realtà questa non è la corretta traslitterazione, ma è così comune e conosciuta che vien difficile pure a me cambiare. Si rifà al sistema di traslitterazione Wade-Giles del XIX secolo, mentre con le regole attuali del pinyin si dovrebbe scrivere Tai ji quan (e visto che sono entrato nel merito, la lettera q va pronunciata come 'ci'). So che pare secondario, ma dopo i tre mesi in università sotto le grinfie della professoressa Amy, molto brava e severa, mi son sentito in dovere di precisare!

Mi sono avvicinato a quest'arte marziale per diversi motivi e grazie alla passione degli amici Alessandro e Vincenzo; quest'ultimo è anche uno degli istruttori. Prima di chiedere a loro qualche informazione, vedevo il Tai ji come una versione sbiadita e lenta di quello che una volta era una forma di combattimento praticata soprattutto dai vecchietti nel parco. Inutile dire che c'è dietro un mondo e che qualsiasi vecchietto che lo pratica ha ora tutto il mio profondo rispetto!

La verità è che quei movimenti lenti e, ad uno sguardo superficiale, semplici, sono in realtà eseguiti con una precisione che va ricercata col tempo e con tanta, tanta pratica. Inoltre lo sforzo che si va a chiedere alle gambe non è affatto indifferente. In questo sono aiutato dalla corsa, che, pur praticata saltuariamente, mi ha dato un po' di muscolatura su cui posso far affidamento. Ma sicuramente i margini di miglioramento e rafforzamento sono tanti e mi fa solo piacere. Lo stesso vale per la cura nei movimenti. Ogni singolo dettaglio dev'essere tenuto in considerazione, dalla posizione delle mani a quella delle ginocchia, dal movimento del busto alla posizione della testa, senza parlare dell'elemento fondamentale, l'allineamento della colonna vertebrale. E tutto questo è fatto per trovare l'equilibrio perfetto e con questo la postura migliore, rafforzando i muscoli che controllano le singole vertebre della spina dorsale garantendo un ovvio benessere a tutto il corpo.

Come in tutte le cose, se si presta attenzione e si è indirizzati nel modo giusto, si scoprono tante cose a cui non si faceva attenzione, si acuiscono i sensi e si impara ad ascoltare sensazioni che non si erano mai sentite prima. Inutile dire che per ora ho solo potuto percepire questa profondità, ci vorrà tanto tempo ed il maestro non smette mai di dircelo, giustamente. Quello che già so è che, affinando il fisico, faccio solo uno dei tanti passi da compiere per poter padroneggiare il Tai chi. La maggior parte del percorso da fare sarà nella mia testa.

La voglia è quella di imparare tutto e subito, ovviamente! Ma cerco di avere pazienza e lavorare con quello che ho. Per descrivere i maestri del Tai ji, la loro fermezza ed il loro perfetto equilibrio nonostante un'apparenza fluida, si usa paragonarli a delle sbarre di ferro avvolte nella seta, o qualcosa di simile. Ecco, quello che percepisco io quando mi esercito è più cannucce di plastica avvolte nella carta igienica... :) Ma tant'è, spero di poter rileggere questo post tra un po' di mesi e vedere quanto percorso ho fatto. Magari tra un po' vi aggiornerò su come procede l'esercizio!

sabato 16 ottobre 2010

80 voglia di foto


Vorrei segnalarvi un sito in cui raccolgo qualche esperimento fotografico, lo trovate qui. Sono foto rielaborate con l'applicazione Poladroid, che come il nome fa piuttosto chiaramente intuire, trasforma i vostri scatti supertecnologici a oltre dieci megapixel in sfocate Polaroid!

Avevo già visto qualche foto rielaborata in questa maniera, ma sono state le splendide foto canadesi di Luca a farmici appassionare. A catturare la mia attenzione è stato inizialmente l'aspetto vintage, ma poi anche la morbidezza dei contorni sfumati e dei colori tenui, cose che per le mie limitate capacità fotografiche ancora non riesco ad ottenere con una foto "normale". E poi, forse, una foto un po' sfocata rende meglio la realtà di questi tempi incerti... :)

Ho scelto il tumblr perché volevo uno spazio solo per quelle foto, grazie alla funzione archivio si può avere una bella schermata riassuntiva con tutti gli scatti, mi pareva una cosa carina. Beh, tutto qui. Se per caso volete cimentarvi anche voi con Poladroid, fatemi vedere i risultati!

venerdì 8 ottobre 2010

nel paese delle creature selvagge

Orco, mostro, animale... Non sto parlando del film di Spike Jonze, ma dei titoli e dei commenti che leggo al riguardo della tragica vicenda di Sarah. E la cosa mi infastidisce. Perché penso che sia troppo facile commentare in quel modo, ci fa comodo perché ci serve per sentirci normali, di rimando. Lo zio di Sarah non è un orco, ma un uomo. Un uomo malato. Etichettarlo come un mostro, inoltre, a mio parere peggiora ulteriormente la situazione, perché evita di fare passi avanti verso l'unica cosa auspicabile dopo un evento del genere: cercare di fare il possibile perché cose del genere non si ripetano.

Non so quali problemi abbia questa persona, non intendo giustificare il suo gesto in alcun modo, da zio di quattro nipoti a cui sono tanto legato provo brividi e ribrezzo al solo pensiero di quello che ha fatto. Ma non è un mostro venuto da un altro mondo, ed altre persone in questo momento hanno le stesse potenzialità, potrà succedere di nuovo e succederà, in un'altra famiglia "normale" e "tranquilla".

Vorrei poter trovare delle risposte alle domande che ho in testa, perché cose così accadono, perché si scenda così in basso, che problemi possono originare queste azioni, quanto peso ha la nostra società maschilista in tutto questo, quanti abusi ci sono ogni giorno che non vengono a galla, cosa si possa fare per cambiare le cose, per prevenire. Mi rendo conto dei miei mezzi limitati, ma per lo meno so che non voglio risposte facili ed etichette inutili; ho sentito chi proponeva corsi di difesa personale, ci mancano giusto le ronde anti-mostri e siamo a posto.

Non voglio giustificare né difendere lo zio di Sarah, credo però che anche l'invocazione della pena di morte sia una risposta troppo comoda, come se si volesse eliminare il marcio e far finta che così tutto torni sano. Forse dovremmo accettare che l'uomo ha queste potenzialità, e interrogarci su cos'è che le scatena e come fare a incanalarle in altro, a prevenire, e non a guardare dall'altra parte.

Avevo tutto questo in testa quando ieri sera leggevo lo splendido libro Shantaram, e mi ha colpito che le ultime parole del capitolo letto fossero proprio queste, dette da Abdel Khader Khan: "'La verità è che non esistono uomini buoni o cattivi', rispose. 'Sono le azioni a essere buone o cattive. Gli uomini sono soltanto uomini: è quello che fanno o evitano di fare che li guida al bene o al male.'"

E lasciate in pace anche gli animali, che non scendono mai così in basso.