domenica 21 dicembre 2014

batterismi 2.0

Ancora un post sulla batteria, questa volta però voglio parlare del mio secondo set, non quello acustico, ma bensì elettronico: la Roland TD-1KV. Ho sempre considerato le batterie elettroniche come qualcosa di poco interessante, lontano anni luce dal feeling e dal sound di un set acustico e utile per lo più per poter suonare in ambienti casalinghi, dove difficilmente ci si può permettere di far troppo rumore. E così non ho mai approfondito l'argomento.

Poi un paio di mesi fa ho avuto l'occasione di provare al volo il set elettronico di mio fratello Mattia, che nonostante sia bassista è sempre stato affascinato dal mondo batteristico (e forse non è così strano visto che basso e batteria compongono la sezione ritmica di un gruppo e qualcosa la condividono) e, a differenza del sottoscritto, ha sempre subito il fascino delle batterie elettroniche. Con mio grande stupore, passare anche solo qualche minuto provando i vari set mi ha molto entusiasmato! I suoni erano molto meglio di quanto credessi, inoltre la varietà è notevole (si va da set che riproducono batterie acustiche a percussioni e suoni elettro più sintetici). Divertente!

Già questo aveva suscitato molta curiosità in me, ma la vera folgorazione l'ho avuta scoprendo il video seguente, durante la ricerca fatta cercando di recuperare tutto quello che potessi sul mondo delle batterie elettroniche. Coi miei pregiudizi ero rimasto negli anni '80, mentre invece il mondo elettronico, ed in particolare Roland, era arrivato a livelli incredibili.


Ok, c'è da dire che il batterista in questione, Tony Royster Jr., è un mostro di tecnica e bravura e questo aiuta, ma la cosa che mi ha davvero lasciato di sasso è la qualità del sound di quella batteria, la TD-30KV. In particolare, il set al minuto 4:22 ha un sound spaziale, che riproduce in maniera incredibilmente fedele quello di un set acustico. L'avessi ascoltato senza vedere il video, mai avrei pensato ad una batteria elettronica. Ed oltre ad avere suoni molto fedeli, ha anche una riproduzione del tocco delle bacchette che sembra assolutamente realistica. Inoltre i tamburi con le pelli mesh danno un feeling molto vicino a quello di un set tradizionale (ed anche il look è molto simile), ormai i pad di gomma rimangono solo sulle batterie più economiche. Insomma, mi si è aperto un mondo! Certo, batterie come questa sono fantascienza per me, per il top di gamma parliamo di 7mila euro di prezzo... 

In ogni caso quel video, e la prova del set di Mattia, mi hanno fatto nascere la voglia di approfondire la mia esperienza nel settore, proprio in un momento in cui mi sono ritrovato a cambiare saletta col gruppo, trasferendomi più lontano da casa e soprattutto non avendo più la possibilità di provare quando volevo con la mia batteria nella nostra saletta personale. Suonare una sola volta a settimana durante le prove è decisamente troppo poco per pensare anche solo di mantenere una certa abilità, figurarsi persino di migliorare con un po' di studio. E così ho deciso di farmi un regalo di Natale anticipato ed ho preso la novità Roland, la nuova entry level TD-1KV.


Ovvio che siamo anni luce lontani dalla meraviglia top di gamma, ma pace, sono felicissimo del nuovo acquisto! La scelta è ricaduta su questo set soprattutto per la sua compattezza, poi per la qualità visto che Roland è probabilmente la leader nel settore e infine per il prezzo comunque contenuto. Se tom e timpano sono riprodotti coi classici pad di gomma più economici, il rullante è invece con pelle mesh, ottimo quindi per lo studio e l'allenamento di paradiddle, vista la risposta quasi equivalente ad un rullante acustico. Questa TD-1 ha compresi 15 set molto vari, con l'unico difetto di non aver la possibilità di creare un set user prendendo i suoni che si vogliono, opzione che invece ha Mattia sulla sua Yamaha; peccato, non mi pareva così difficile da implementare. Ci sono diverse canzoni implementate su cui suonare, la possibilità comunque di collegare lettori mp3 o direttamente un computer per suonare con la propria musica ed esercizi vari col metronomo. Decisamente un'ottima compagna di studio e divertimento! Sentita da fuori non fa nemmeno troppo rumore (ah, le pelli mesh hanno anche il vantaggio di essere più silenziose dei vecchi pad) e se in casa si sente, i vicini dicono di non essersi accorti di nulla, ottimo così quindi!

Al di là della soddisfazione per il mio kit, mi piacerebbe davvero molto poter provare la splendida TD-30. Il feeling di un set acustico credo che sia qualcosa di unico, qualcosa di cui non vorrei mai privarmi. Io in particolare adoro le accordature basse delle pelli di tom e timpano e sentirli vibrare sotto i colpi delle bacchette e godermi quel sound profondo credo che non sarebbe possibile allo stesso modo con un set elettronico, per quanto evoluto. Però le pelli mesh, unite ad una varietà pazzesca di suoni (il kit ne contiene mille, personalizzabili poi dall'utente), più la possibilità di avere suoni differenti per pelle e bordo del tamburo, crea potenzialità infinite. Chissà, intanto mi limito a sognarla e a divertirmi con la mia nuova arrivata!

Altro vantaggio dell'elettronica, collegandola al mio Mac dovrebbe essere abbastanza facile da registrare, cosa che devo ancora sperimentare. Chissà che questo non permetta qualche altra collaborazione oltreoceano col mio amico downunder, che ne dici Seh? :)

sabato 20 dicembre 2014

batterismi

Rileggendo l'ultimo post sui Qaanaaq ho notato come non sia stato chiaro in alcuni punti, che provo a riprendere qui. Suonare e ideare le parti di batteria insieme al mio gruppo è molto divertente, soprattutto grazie alla varietà della musica che mi viene proposta da chi compone, piena di spunti ritmici intriganti (per esempio, non vedo l'ora di sviluppare gli ultimi riff registrati, con dei tempi dispari che mi metteranno alla prova!). Come dicevo nell'altro post, non essendoci posti alcun limite nella band e non avendo nessuna speranza commerciale, la libertà è massima: l'unico metro di giudizio è il nostro gusto, quando qualcosa non ci piace ce lo diciamo e questo viene scartato.


il mio set, Mapex Horizon, piatti UFIP e doppio Iron Cobra

Se questo è comunque vero, non era mia intenzione però dire che il voler rimanere all'interno di un genere musicale oppure il voler ricercare un'immediatezza d'ascolto sia un qualcosa di negativo. Anzi, collaborando con Sergio ad un suo pezzo rock ho scoperto quanto sia difficile essere semplici, ma efficaci, sostenere la canzone senza essere invasivi e lavorare per il risultato d'insieme con coerenza. Sergio compone ottimi pezzi rock con un orientamento post-grunge (tra i primi Nickelback e i Foo Fighters giusto per dare una vaga idea), quindi canzoni molto diverse da quelle che suono coi Qaanaaq. Dopo averlo aiutato a trovare una linea di batteria essenziale, ma efficace come mi aveva richiesto per un suo pezzo, mi sono anche proposto di registrarla, avverando un sogno che avevo da tantissimo, quello di avere una collaborazione musicale con lui. Io e Sergio siamo cresciuti insieme, ma ci siamo sviluppati musicalmente in tempi e modi molto diversi, lui ben prima e con un grande studio alle spalle (che continua tutt'ora su vari strumenti) io invece in maniera molto più sporadica, scriteriata e in tempi relativamente recenti. Ma almeno su quella canzone siamo insieme! Beh, in realtà ci siamo arrivati in tempi recenti, visto che lui ha registrato tutto tranne la batteria in un momento, ed io sono arrivato mesi dopo, in studio da solo con lui dall'altra parte del globo! Ma tant'è, il risultato c'è e non vedo l'ora che la canzone sia ultimata per poterla fare ascoltare. Temo ci vorrà del tempo, in ogni caso il rough mix della registrazione è comunque un tesoro che custodirò gelosamente e che porterò sempre nel cuore!


in studio per registrare, tutti quei microfoni mettono pressione

In ogni caso, al di là dei modi e dei tempi, trovare il giusto mezzo tra l'essere incisivi e il non strafare, tra lo studiare un passaggio che dia energia e che sostenga, ma senza essere né scontato né eccessivo, il trovare una certa coerenza, con qualche idea che magari viene ripresa più volte durante il pezzo e che, probabilmente in maniera inconscia, venga recepito dando continuità, non è affatto facile! Devo dire che diverse idee per la canzone erano state sviluppate da un precedente batterista, altre erano state suggerite da Sergio e da mio fratello Mattia, bassista della precedente band di Sergio. Però mettere le mani su quanto c'era già, cercare di levigare, di trovare le connessioni e soprattutto i passaggi giusti, è stata una bellissima esperienza, con la ciliegina sulla torta data dalla soddisfazione di Sergio per il risultato.

In un certo senso, è più difficile doversi muovere tra dei paletti che comporre in piena libertà. E quella che suona come una canzone sostanzialmente semplice, non vuol dire che sia stata facile da comporre. Non credo che la difficoltà tecnica o l'ostinata varietà di un pezzo ne attesti proporzionalmente la qualità. Certo è bello esprimersi senza limiti e scoprire fin dove ci si può spingere suonando canzoni da dieci minuti con cambi di tempo, intermezzi jazzati e sfuriate di doppio pedale; è sperimentazione pura. Ma avendolo provato, trovo che possa dare soddisfazione anche il comporre e suonare in maniera più lineare, creando alla fine delle canzoni che possano rimanere in testa e che coinvolgano emotivamente grazie alla facilità con cui ci si può connettere, perché non cercano invece lo smarrimento e spiazzamento a cui certi pezzi composti dai miei fratelli possono portare.

Alla fine, tra l'altro, ascolto più gruppi di rock melodico e con una forma canzone classica che band sperimentali quanto quella in cui suono io. Anche le emozioni che si provano suonando questi diversi generi sono in parte differenti, perché con i Qaanaaq mi trovo più impegnato fisicamente (non che faccia sfoggio di chissà quale tecnica, perché quella proprio mi manca!) e devo prestare più attenzione vista la varietà dei pezzi, mentre nel brano inciso con Sergio mi godo di più la canzone, è più facile sentirsene parte e abbandonarsi alle emozioni (che tra l'altro aiutano a suonare con più convinzione e coinvolgimento). Non sono differenze nette, diciamo che in alcuni momenti queste sensazioni diverse si sovrappongono, perché anche in una canzone metal c'è abbandono alle emozioni (un passaggio veloce per esempio tende a farmi sfogare parecchio, pestando come se per la pelle del rullante non ci fosse un domani!), oppure un certo giro di una canzone rock può essere comunque impegnativo e richiedere attenzione nell'esecuzione.


tu-pa tu-pa tu-pa!

Quello che conta è che si stia suonando qualcosa che si reputa interessante, che trasmetta emozioni. A me piace il rock melodico, è forse il genere musicale che ascolto con più piacere, proprio mentre scrivo sto ascoltando i Foo Fighters, band che ultimamente mi ha molto coinvolto grazie all'uscita dell'ultimo disco, l'ottimo Sonic Highways (e dell'omonima, splendida mini serie). Mi piace dare sostegno ed energia con la batteria a canzoni che hanno una melodia, che io stesso posso seguire e sentire suonando. Allo stesso tempo, mi piace pestare sfogando le frustrazioni, mi piace suonare veloce (per le mie possibilità) e sinistro, sentendo il cantante che tuona un growl estremo, il basso che fa vibrare ogni cosa, la chitarra ribassata che gli fa concorrenza e la tastiera che sostiene il tutto con dei cori epici! Probabilmente a causa, o dovrei dire grazie, ai vari ascolti della mia infanzia, non credo che riuscirei a limitarmi ad un solo genere musicale. La musica fatta bene, fatta col cuore, è tutta meritevole. Scaturisce da emozioni diverse e procura emozioni diverse, sia ascoltandola che suonandola. La varietà arricchisce sempre, ascolti diversi aiutano ad ampliare gli orizzonti e a scoprire nuovi modi di esprimersi, così come suonare generi diversi migliora le capacità di espressione musicale e la tecnica. 

Ci tenevo a fare queste precisazioni perché nel post precedente mi sono concentrato troppo sui Qaanaaq e davo l'impressione di ritenere la varietà fine a se stessa come una condizione necessaria per la riuscita di una canzone, ma non è così.

venerdì 12 dicembre 2014

qaanaaq

A due anni dall'ultimo post, eccomi tornare a scrivere su queste schermate. Compagno costante nel periodo pre-Australia e durante la mia permanenza downunder (già cinque anni son passati), il mio blog non era più stato il contenitore delle news o dei miei flussi di coscienza, con qualche eccezione, tipo le prime esperienze con la maratona e poco altro. Non so se da adesso riprenderò a scrivere in maniera più costante, ma mi piacerebbe registrare qui le esperienze di questi mesi, legate alla musica e in particolare al gruppo in cui suono, i Qaanaaq.


La band si è formata poco più di tre anni fa, con un nucleo composto da me ed i miei due fratelli maggiori (batteria, basso e tastiere), a cui si è aggiunto Francesco alla chitarra. Nulla era stato deciso a tavolino, c'era solo voglia di trovarsi in sala prove e jammare, per puro divertimento e con la curiosità di scoprire cosa ne sarebbe venuto fuori. E quello che abbiamo scoperto subito è stato un gran divertimento, dello stare insieme e del condividere quest'esperienza che è curioso non sia accaduta prima: tre fratelli, tre musicisti, più o meno capaci per carità, ma comunque in grado di suonar qualcosa che però in anni e anni mai si erano messi a far qualcosa insieme! Beh, l'importante è averlo fatto ora. Pur non essendoci alcuna idea precisa del genere musicale che si sarebbe suonato, era ovvio che il rock e il metal sarebbero state le due influenze principali, perché generi fondamentalmente preferiti da noi. 

I nostri ascolti in famiglia però sono sempre stati molto vari, anzi proprio di questo devo ringraziare i miei fratelli, ed anche i miei genitori. Son cresciuto in una casa in cui la musica era sempre presente. La sera, dopo cena, spesso mio padre imbracciava la chitarra ed insieme a mia madre cantava i loro pezzi preferiti, soprattutto musica italiana, Battisti, Pooh e tanti altri di cui non so nemmeno il nome. Riascoltate ora, quelle canzoni mi mettono sempre malinconia, come tutto quello che riporta all'infanzia. Quelle ore passate ad ascoltare i miei genitori sono state il primo insegnamento su quanto potere ha la musica. Inoltre solo in tempi recenti ho capito quanto il modo di suonare di mio padre mi abbia influenzato, con la sua passione e la sua energia che prendono il sopravvento nei momenti più sostenuti; pur suonando un altro strumento, mi rendo conto che sono parte di me (anche in altri campi, ma qui si divagherebbe troppo).

E poi, appunto, c'era la musica ascoltata dai miei fratelli e da mio cugino, a noi legato come un fratello: dal rap anni '80 (Run DMC su vinile) a Frank Zappa, dal primo Elio e le storie tese al progressive anni '70 e Branduardi, i Queen ed il grunge, gli Iron e la folgorazione del Black Album dei Metallica del dei primi '90, più qualche spruzzata di punk (Ramones e Bad Religion soprattutto) e gli imprescindibili fratelli Blues. E tanto, tanto altro ancora. Poi crescendo ho avuto varie fasi di innamoramento verso qualche genere in particolare (il Power Metal in adolescenza su tutti), ma comunque gli ascolti musicali erano sempre vari, cosa che mi ha portato ad essere aperto a tanti stili differenti. E così, tornando al discorso Qaanaaq, pur avendo una certa predilezione per il metal e comunque il rock in generale, c'era la massima apertura verso qualunque influenza. Le chitarre pesanti e ribassate di Francesco hanno steso sicuramente un velo oscuro sulle prime composizioni, mentre l'avvicendamento con Dario avvenuto qualche mese dopo ha aggiunto una chitarra più eclettica, oltre ad un membro ormai saldo del gruppo.


la prima, storica Qaanaaq Room

Per molto le canzoni sono state solo strumentali, ed alla fine funzionavano anche così, tanto che l'idea di cercare un cantante o meno è stata fonte di dibattito per molto tempo. Enrico è stato il primo e alla fine unico cantante a provare con noi e si è inserito in un contesto non facile, considerando la struttura musicale il più delle volte lontana dalla forma canzone classica, ma il suo growl è ormai parte integrante della band, sicuramente quella più metal, che si fonde con le altre influenze a volte più rock e progressive.


Qaanaaq Room 2.0

Mi è difficile dare un giudizio alla musica che suoniamo, dovrei ascoltarla in maniera più distaccata, ma non mi è possibile, visto che i pezzi li conosco da troppo vicino, in ogni dettaglio e li ho suonati ormai decine e decine di volte. Certamente non è musica per tutti, anche per chi ha comunque dei gusti musicali tendenti all'estremo, perché non siamo comunque catalogabili in un sottogenere metal preciso. Mi stupisce sempre quindi quando sento fare degli apprezzamenti ai pezzi, soprattutto da chi magari ci ha appena sentiti suonare dal vivo, visto che la durata e la varietà di ogni pezzo lo rendono a mio parere per lo meno poco immediato. 

Però questo è anche il bello di suonare liberi da ogni necessità commerciale: suoniamo quello che ci viene naturale, lasciandoci ispirare senza condizionamenti. Partiamo da un'idea, molto spesso un giro di tastiere, oppure anche di basso o di chitarra, e da lì si procede, suonando insieme e vedendo dove porta. Spesso un passaggio viene poi stravolto e reso irriconoscibile, altre idee vengono semplicemente scartate e poi magari recuperate in altre canzoni. E non avendo nemmeno una necessità di stare nei classici tre o quattro minuti radiofonici, abbiamo modo di spaziare e di far evolvere il pezzo come vogliamo, spesso sfiorando i dieci minuti di durata. Il bello è che, quando suoniamo, le canzoni mi passano veloci, soprattutto se suonate dal vivo. Lì si aggiunge anche il lato emotivo, l'emozione di suonare davanti ad un pubblico. E che siano cinque, trenta o più persone non conta, in quel caso i minuti passano come secondi.


durante il nostro primo concerto, al Rocker Pub

Come dicevo, c'è una constatazione molto realistica della situazione, si suona per il puro e solo gusto di suonare insieme, senza nessuna illusione. E non è poco comunque, questo gusto. Già suonare uno strumento regala emozioni, ma suonare insieme è qualcosa di speciale. Qualche sera funziona meglio, qualche altra meno, a volte sei fresco e carico e altre vieni da otto ore di lavoro e una giornata piena di impegni. Ma quando funziona al meglio (e a volte succede proprio quando meno te lo aspetti), quando sei proprio dentro al pezzo, è qualcosa di magico. Io so suonare solo uno strumento (o per lo meno ci provo) e mi limito quindi solo all'esperienza che questo può dare, ma stare dietro ad una batteria e dare il ritmo a tutta la band, magari in un momento sostenuto, scambiare occhiate rapide ma piene di significato coi fratelli e con gli amici, vederli sorridere e godersi il momento, sa essere molto emozionante. Ed è ancora più bello pensare che tutto questo sia nostro, venuto da noi e dalle nostre idee, dai nostri ascolti e dalle nostre influenze.

Perché scrivere solo ora del mio gruppo? Perché mi piacerebbe avere un resoconto di queste settimane che, se tutto procede secondo i piani, ci porteranno a registrare un demo dei nostri pezzi. Oltre alla musica, vorrei avere anche un'analisi più approfondita di quello che farò io in preparazione e durante le registrazioni. E infine perché è tanto che non scrivo e questo un po' mi mancava.

Potrei parlare di musica per ore, e magari lo farò, approfondendo il lato batteristico della cosa. Ma per ora va bene così.