venerdì 12 dicembre 2014

qaanaaq

A due anni dall'ultimo post, eccomi tornare a scrivere su queste schermate. Compagno costante nel periodo pre-Australia e durante la mia permanenza downunder (già cinque anni son passati), il mio blog non era più stato il contenitore delle news o dei miei flussi di coscienza, con qualche eccezione, tipo le prime esperienze con la maratona e poco altro. Non so se da adesso riprenderò a scrivere in maniera più costante, ma mi piacerebbe registrare qui le esperienze di questi mesi, legate alla musica e in particolare al gruppo in cui suono, i Qaanaaq.


La band si è formata poco più di tre anni fa, con un nucleo composto da me ed i miei due fratelli maggiori (batteria, basso e tastiere), a cui si è aggiunto Francesco alla chitarra. Nulla era stato deciso a tavolino, c'era solo voglia di trovarsi in sala prove e jammare, per puro divertimento e con la curiosità di scoprire cosa ne sarebbe venuto fuori. E quello che abbiamo scoperto subito è stato un gran divertimento, dello stare insieme e del condividere quest'esperienza che è curioso non sia accaduta prima: tre fratelli, tre musicisti, più o meno capaci per carità, ma comunque in grado di suonar qualcosa che però in anni e anni mai si erano messi a far qualcosa insieme! Beh, l'importante è averlo fatto ora. Pur non essendoci alcuna idea precisa del genere musicale che si sarebbe suonato, era ovvio che il rock e il metal sarebbero state le due influenze principali, perché generi fondamentalmente preferiti da noi. 

I nostri ascolti in famiglia però sono sempre stati molto vari, anzi proprio di questo devo ringraziare i miei fratelli, ed anche i miei genitori. Son cresciuto in una casa in cui la musica era sempre presente. La sera, dopo cena, spesso mio padre imbracciava la chitarra ed insieme a mia madre cantava i loro pezzi preferiti, soprattutto musica italiana, Battisti, Pooh e tanti altri di cui non so nemmeno il nome. Riascoltate ora, quelle canzoni mi mettono sempre malinconia, come tutto quello che riporta all'infanzia. Quelle ore passate ad ascoltare i miei genitori sono state il primo insegnamento su quanto potere ha la musica. Inoltre solo in tempi recenti ho capito quanto il modo di suonare di mio padre mi abbia influenzato, con la sua passione e la sua energia che prendono il sopravvento nei momenti più sostenuti; pur suonando un altro strumento, mi rendo conto che sono parte di me (anche in altri campi, ma qui si divagherebbe troppo).

E poi, appunto, c'era la musica ascoltata dai miei fratelli e da mio cugino, a noi legato come un fratello: dal rap anni '80 (Run DMC su vinile) a Frank Zappa, dal primo Elio e le storie tese al progressive anni '70 e Branduardi, i Queen ed il grunge, gli Iron e la folgorazione del Black Album dei Metallica del dei primi '90, più qualche spruzzata di punk (Ramones e Bad Religion soprattutto) e gli imprescindibili fratelli Blues. E tanto, tanto altro ancora. Poi crescendo ho avuto varie fasi di innamoramento verso qualche genere in particolare (il Power Metal in adolescenza su tutti), ma comunque gli ascolti musicali erano sempre vari, cosa che mi ha portato ad essere aperto a tanti stili differenti. E così, tornando al discorso Qaanaaq, pur avendo una certa predilezione per il metal e comunque il rock in generale, c'era la massima apertura verso qualunque influenza. Le chitarre pesanti e ribassate di Francesco hanno steso sicuramente un velo oscuro sulle prime composizioni, mentre l'avvicendamento con Dario avvenuto qualche mese dopo ha aggiunto una chitarra più eclettica, oltre ad un membro ormai saldo del gruppo.


la prima, storica Qaanaaq Room

Per molto le canzoni sono state solo strumentali, ed alla fine funzionavano anche così, tanto che l'idea di cercare un cantante o meno è stata fonte di dibattito per molto tempo. Enrico è stato il primo e alla fine unico cantante a provare con noi e si è inserito in un contesto non facile, considerando la struttura musicale il più delle volte lontana dalla forma canzone classica, ma il suo growl è ormai parte integrante della band, sicuramente quella più metal, che si fonde con le altre influenze a volte più rock e progressive.


Qaanaaq Room 2.0

Mi è difficile dare un giudizio alla musica che suoniamo, dovrei ascoltarla in maniera più distaccata, ma non mi è possibile, visto che i pezzi li conosco da troppo vicino, in ogni dettaglio e li ho suonati ormai decine e decine di volte. Certamente non è musica per tutti, anche per chi ha comunque dei gusti musicali tendenti all'estremo, perché non siamo comunque catalogabili in un sottogenere metal preciso. Mi stupisce sempre quindi quando sento fare degli apprezzamenti ai pezzi, soprattutto da chi magari ci ha appena sentiti suonare dal vivo, visto che la durata e la varietà di ogni pezzo lo rendono a mio parere per lo meno poco immediato. 

Però questo è anche il bello di suonare liberi da ogni necessità commerciale: suoniamo quello che ci viene naturale, lasciandoci ispirare senza condizionamenti. Partiamo da un'idea, molto spesso un giro di tastiere, oppure anche di basso o di chitarra, e da lì si procede, suonando insieme e vedendo dove porta. Spesso un passaggio viene poi stravolto e reso irriconoscibile, altre idee vengono semplicemente scartate e poi magari recuperate in altre canzoni. E non avendo nemmeno una necessità di stare nei classici tre o quattro minuti radiofonici, abbiamo modo di spaziare e di far evolvere il pezzo come vogliamo, spesso sfiorando i dieci minuti di durata. Il bello è che, quando suoniamo, le canzoni mi passano veloci, soprattutto se suonate dal vivo. Lì si aggiunge anche il lato emotivo, l'emozione di suonare davanti ad un pubblico. E che siano cinque, trenta o più persone non conta, in quel caso i minuti passano come secondi.


durante il nostro primo concerto, al Rocker Pub

Come dicevo, c'è una constatazione molto realistica della situazione, si suona per il puro e solo gusto di suonare insieme, senza nessuna illusione. E non è poco comunque, questo gusto. Già suonare uno strumento regala emozioni, ma suonare insieme è qualcosa di speciale. Qualche sera funziona meglio, qualche altra meno, a volte sei fresco e carico e altre vieni da otto ore di lavoro e una giornata piena di impegni. Ma quando funziona al meglio (e a volte succede proprio quando meno te lo aspetti), quando sei proprio dentro al pezzo, è qualcosa di magico. Io so suonare solo uno strumento (o per lo meno ci provo) e mi limito quindi solo all'esperienza che questo può dare, ma stare dietro ad una batteria e dare il ritmo a tutta la band, magari in un momento sostenuto, scambiare occhiate rapide ma piene di significato coi fratelli e con gli amici, vederli sorridere e godersi il momento, sa essere molto emozionante. Ed è ancora più bello pensare che tutto questo sia nostro, venuto da noi e dalle nostre idee, dai nostri ascolti e dalle nostre influenze.

Perché scrivere solo ora del mio gruppo? Perché mi piacerebbe avere un resoconto di queste settimane che, se tutto procede secondo i piani, ci porteranno a registrare un demo dei nostri pezzi. Oltre alla musica, vorrei avere anche un'analisi più approfondita di quello che farò io in preparazione e durante le registrazioni. E infine perché è tanto che non scrivo e questo un po' mi mancava.

Potrei parlare di musica per ore, e magari lo farò, approfondendo il lato batteristico della cosa. Ma per ora va bene così.

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