giovedì 11 marzo 2010

grandi amici

Concedetemi una piccola parentesi giornalistico politica. Ho appena letto delle scuse di Netanyahu a Biden dopo l'annuncio della costruzione di 1600 nuove abitazione a Gerusalemme est, coinciso con la visita del vicepresidente degli Stati Uniti in Israele.

Per una volta (qui la notizia) gli Stati Uniti hanno fatto la voce grossa dichiarando chiaramente che questa mossa israeliana avrebbe minato la ripresa dei colloqui di pace e che era quindi inaccettabile. Dopo anni di stallo, l'elezione di Obama ha fatto sperare in una nuova politica mediorientale degli USA e questa critica così netta sembrava proprio andare in questa direzione.

Resto però sconcertato di fronte alla risposta di Netanyahu, che chiede scusa affermando che la costruzione, "avverrà probabilmente fra alcuni anni" e che recentemente si è solo ottenuta una serie di premessi al riguardo. L'annuncio non si sarebbe dovuto fare proprio durante la visita di Biden. Precisamente il ministro dell'Interno Yishai ha dichiarato che se avesse saputo di questo imminente annuncio, l'avrebbe fatto rinviare di una o due settimane per non "provocare nessuno".

E ancora più sconcertato mi lascia la reazione di Biden: "Gli Stati Uniti non hanno migliore amico di Israele." Ma come, prima si critica la costruzione di nuove case a Gerusalemme est e poi, saputo che questa avverrà solo tra qualche anno, ci si dichiara grandi amici come prima? Forse a Biden importa solo di far bella figura quando va in visita, poi che ognuno faccia quello che gli pare. E si che sembrava che Obama volesse davvero risolvere l'eterna crisi mediorientale.

Eppure è piuttosto chiaro: se si vuole davvero isolare l'Iran bisogna abbassare i toni e non stare al suo gioco, invece come al solito si sopportano i capricci di Israele. E come al solito pare non esserci una vera volontà di risolvere le cose.

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