venerdì 8 ottobre 2010

nel paese delle creature selvagge

Orco, mostro, animale... Non sto parlando del film di Spike Jonze, ma dei titoli e dei commenti che leggo al riguardo della tragica vicenda di Sarah. E la cosa mi infastidisce. Perché penso che sia troppo facile commentare in quel modo, ci fa comodo perché ci serve per sentirci normali, di rimando. Lo zio di Sarah non è un orco, ma un uomo. Un uomo malato. Etichettarlo come un mostro, inoltre, a mio parere peggiora ulteriormente la situazione, perché evita di fare passi avanti verso l'unica cosa auspicabile dopo un evento del genere: cercare di fare il possibile perché cose del genere non si ripetano.

Non so quali problemi abbia questa persona, non intendo giustificare il suo gesto in alcun modo, da zio di quattro nipoti a cui sono tanto legato provo brividi e ribrezzo al solo pensiero di quello che ha fatto. Ma non è un mostro venuto da un altro mondo, ed altre persone in questo momento hanno le stesse potenzialità, potrà succedere di nuovo e succederà, in un'altra famiglia "normale" e "tranquilla".

Vorrei poter trovare delle risposte alle domande che ho in testa, perché cose così accadono, perché si scenda così in basso, che problemi possono originare queste azioni, quanto peso ha la nostra società maschilista in tutto questo, quanti abusi ci sono ogni giorno che non vengono a galla, cosa si possa fare per cambiare le cose, per prevenire. Mi rendo conto dei miei mezzi limitati, ma per lo meno so che non voglio risposte facili ed etichette inutili; ho sentito chi proponeva corsi di difesa personale, ci mancano giusto le ronde anti-mostri e siamo a posto.

Non voglio giustificare né difendere lo zio di Sarah, credo però che anche l'invocazione della pena di morte sia una risposta troppo comoda, come se si volesse eliminare il marcio e far finta che così tutto torni sano. Forse dovremmo accettare che l'uomo ha queste potenzialità, e interrogarci su cos'è che le scatena e come fare a incanalarle in altro, a prevenire, e non a guardare dall'altra parte.

Avevo tutto questo in testa quando ieri sera leggevo lo splendido libro Shantaram, e mi ha colpito che le ultime parole del capitolo letto fossero proprio queste, dette da Abdel Khader Khan: "'La verità è che non esistono uomini buoni o cattivi', rispose. 'Sono le azioni a essere buone o cattive. Gli uomini sono soltanto uomini: è quello che fanno o evitano di fare che li guida al bene o al male.'"

E lasciate in pace anche gli animali, che non scendono mai così in basso.

3 commenti:

  1. Bentornato. Sempre ottime riflessioni, che mi manca condividere di persona!

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  2. Io da genitore non ho etichette da appiccicare a persone che fan tali azioni, non ho facile retorica o ipocrisie di sorta, non ho giudizi nel bene o nel male, non ho perdoni cristianocattolico o invocazioni nazifasciste di pena di morte. Semplicemente se succedesse a uno dei miei figli non potrei evitare di eliminare con le mie stesse mani la persona o le persone che si rendessero colpevoli di tali azioni. Se quindi mi accusate di "abbassarmi" allo stesso loro livello vi rispondo, sì mi abbasserei perchè anch'io come loro faccio parte del genere umano che per mille ragioni o nessuna, si rende colpevole di gesti orribili e, aimè umani, al tempo stesso.

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  3. un criminale non e' un problema delle vittime, e' un problema della societa'. quindi la colpa delle sue azioni e' della societa', cioe' mia, tua etc. etc. eliminare il criminale equivale ad eliminare le proprie responsabilita'. molto facile, si fa da millenni e non mi sembra che le cose migliorino.
    bye
    -ned

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