Sono partito da Melbourne alle sei e mezzo di sabato mattina, dopo una bella serata italiana con Laura e Giovanni (pizza e gelato, entrambi proprio buoni) e poco più di due ore di sonno. Il viaggio di andata è trascorso bene, ero un po' in stato comatoso, ma avvicinandomi a Perth l'emozione saliva e questo mi ha tenuto sveglio. Bellissimo rivedere Leela e da ridere scoprire che Sergio ed i suoi genitori (che sono stati da lui per quasi un mese e ripartiranno per l'Italia domani) erano a Rottnest Island e che avrei dovuto raggiungerli, cercando di trovarli! Rottnest è un isola che si trova a pochi km ad ovest dalla costa rispetto a Perth, famosa per le splendide spiagge e per la numerosa popolazione di quokka (detti anche "canguri paralètec", nome scientifico dato dal padre di Sergio), dei piccoli marsupiali che si possono trovare quasi esclusivamente qui. Durante la mia permanenza in Western Australia non l'avevo visitata, quindi sono stato felicissimo di sapere che avrei avuto la possibilità di andarci. E così, dopo una pausa veloce a casa, eccomi su una nave diretto a Rottnest.
Il viaggio in barca è stato più movimentato di quello che pensassi, ma nonostante avessi anche alle spalle la turbolenza del volo, non ne ho affatto risentito. Inoltre l'emozione cresceva ancora, mi veniva persino da ridere cercando di immaginare la reazione di Sergio. Purtroppo la fortuna non è stata dalla mia parte, visto che il cellulare del padre di Sergio, che attendeva una mia chiamata e che era al corrente del mio arrivo, non aveva campo ed era quindi irraggiungibile, inoltre dopo dieci minuti di pedalate (sull'isola si può girare solo in bici) ho persino forato! Arrivata la bici di ricambio ho ripreso il mio giro piuttosto disperato: senza contatto telefonico, potevo solo sperare di incrociarli per caso, ma le probabilità erano piuttosto ridotte.
Nel frattempo mi sono goduto il posto davvero splendido, con dolci colline, spiagge bianche e acque trasparenti, ma soprattutto simpatici quokka che saltellavano tra i bush, ma anche vicino ai turisti.
Dopo un'oretta il cellulare ha finalmente cominciato a squillare, purtroppo però a rispondere è stato Sergio. Dopo un po' di titubanza ho deciso che era meglio stabilire un contatto rinunciando a presentarmi di sorpresa di persona, visto che probabilmente non li avrei incontrati prima del traghetto delle 16:30, che sapevo che avrebbero preso. E così, dopo lo stupore e le risate, mi sono fatto dire dov'erano e li ho raggiunti. Davvero una curiosa sensazione rivedere non solo Sergio, ma anche i suoi genitori qui in Australia! Spostarmi in macchina verso Melbourne mi aveva dato modo di metabolizzare il viaggio, osservando il paesaggio con calma e facendo varie tappe. Invece viaggiare da una città all'altra in solo quattro ore fa rimanere spaesati, quasi stupiti di essere dall'altra parte del continente.
Lasciati i genitori di Sergio sulla spiaggia, ho fatto un mezzo giro dell'isola con lui, pucciando poi i piedi nell'acqua fresca, in una giornata perfetta, con cielo blu e caldo non opprimente.
Dopo la notte breve di venerdì, il volo, la nave, la pedalata, le emozioni e le risate, ho riconquistato il letto dopo quasi 24 ore, stanco ma contento. La domenica si è festeggiato Sergio con un bel pranzo, passando poi il pomeriggio con amici. Un'altra notte breve e un altro volo alle sei del mattino, questa volta per tornare a casa, all'ormai familiare Melbourne ed al mio appartamento, in tempo per mangiare qualcosa, farmi una mezzora di riposo e andare alla terza lezione di percussioni africane.
Mi spiace che il prossimo lunedì sarà l'ultimo di questo corso, abbiamo fatto davvero tanto in sole tre lezioni. L'oge, il ritmo che abbiamo studiato di più, ormai lo gestiamo bene e stiamo imparando i break, quelle rifiniture, quei passaggi che arricchiscono il ritmo. I corsi in realtà continuano dopo la pausa di Pasqua, ma io mi fermo qui visto che per continuare sarebbe necessario comprarsi il proprio djembe e per me è una cosa poco praticabile dovendo tornare tra breve. Cercherò qualche corso a Bergamo al mio ritorno, facendo tesoro di questa bella esperienza australiana. Qualche giorno fa riflettevo su come queste musiche tradizionali africane evidenzino una differenza sostanziale nel modello di società rispetto all'occidente: la loro musica è sociale, è suonata in gruppo durante i rituali o le feste, in un gruppo in cui molti suonano la stessa parte, in cui quindi il singolo è sì importante, ma è comunque una parte di un tutto. Kanchana ci raccontava stasera della sua esperienza in Ghana con Ray, dov'è andato per approfondire i suoi studi. Dopo qualche giorno sono stati iniziati dal capo della tribù del paese, in una grande festa dove centinaia di persone suonavano per strada accompagnandoli verso il capo, attraversando tranquillamente la strada e bloccando per questo il traffico, ma senza causare alcuna lamentela visto quanto è considerata importante da loro la musica e questo tipo di iniziazioni! Kanchana credeva che in Sri Lanka ci fosse un gran caos, ma dice di aver cambiato opinione dopo quell'esperienza!
E adesso si ritorna alla vita a Kew, domani riprendo col chiosco e coi soliti ritmi, ma arricchito dai ricordi di un weekend speciale, che quasi non sembra sia successo veramente da come è stato veloce! Ma le foto ci sono e provano che è successo davvero. Un grande grazie quindi a Leela che ha reso possibile tutto questo e grazie anche a Sergio, la cui amicizia resiste senza alcuna difficoltà agli assalti degli anni che passano e dei chilometri che ci separano.
semplicemente approvo con stima e affetto. Auguroni al Sergio..
RispondiEliminaTrent'anni?! Già?! Beh... auguri a Sergio. Bello il racconto del weekend, felice per voi.
RispondiEliminaCiao maialo.
g.
Quando torni sono pronto per qualche lezione di tribalismo!!!
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