Da questa settimana inizio una nuova esperienza, ho deciso di seguire il corso di jiu jitsu brasiliano al posto del taijiquan, comunque sempre nella mia scuola e sempre col bravissimo maestro Max. E' stata una scelta che ho fatto in poco tempo, ma c'è da dire che i primi segni di interesse verso quest'altra arte marziale si vedevano da un po'.
Diciamo che i motivi di questo cambio sono molti e diversi tra loro. La prima cosa ad avermi attratto del jiu jitsu brasiliano (BJJ), forse proprio perché agli antipodi del taiji, è la sua vivacità, il suo essere in crescita come numero di scuole e praticanti, il fatto che sia tuttora in evoluzione. C'è proprio la sensazione di qualcosa di energico (non solo riguardo la pratica vera e propria), di vivo e di condiviso. Il taiji è per sua stessa natura più riflessivo, non crea lo stesso coinvolgimento e non ha forse la stessa spettacolarità, almeno ad un occhio inesperto che può essere più facilmente catturato dal BJJ. A mio parere nel taiji c'è troppa ortodossia, o almeno questo è un elemento che (qui come in qualsiasi altro ambito) a me fa storcere il naso. Alcuni miei amici del corso di taiji non saranno d'accordo, ma a me le evoluzioni contaminate non dispiacciono, così come apprezzo la scelta del mio maestro di creare una sorta di ibrido che prende a piene mani dalla tradizione cinese, ma modifica quegli elementi che, a suo parere e grazie ai suoi studi fisioterapici, non sono idonei al giusto utilizzo del corpo e al mantenimento della forma fisica.
Oltre a questi aspetti di contorno, a spingermi verso il BJJ è una rinnovato interesse verso un allenamento più fisico, più intenso. Il taiji può essere duro, e anche parecchio, dipende ovviamente da come lo si pratica, ma nella mia scuola l'accento è posto sul concetto di benessere, tralasciando l'aspetto più marziale, quindi non ho esperienze di un taiji più intenso. L'intensità io e alcuni compagni di corso la cercavamo nelle mattine dei weekend, passati al parco a fare tuishou, cosa a cui non voglio proprio rinunciare, turni di lavoro permettendo ovviamente... Ma di recente ho sentito il bisogno di qualcosa di più. E questo desiderio mi è venuto in un periodo in cui ho cercato di praticare il taiji quotidianamente, sia per sopperire alle assenze dal corso dovute al lavoro, sia per approfondire lo studio come quest'arte merita e necessita. Mi piace l'idea che col jiu jitsu possa confrontarmi sempre coi compagni, visto che è molto più basato sulla pratica e sul duello che su esercizi in solitario. E mi piace l'intensità di questi duelli, il primo assaggio mi ha molto colpito. Ho fatto una lezione di prova venerdì scorso, facendo qualche esercizio sicuramente in forma molto ridotta rispetto agli standard, ma già questo è bastato perché alla fine sentissi di aver usato ogni singolo muscolo del mio corpo!
A differenza della maggior parte delle arti marziali, il BJJ si basa soprattutto sulla lotta a terra. Se non si è abituati a questa nuova dimensione, anche solo muoversi risulta molto dispendioso dal punto di vista energetico. Figuratevi dover lottare con un avversario! Il jiu jitsu potrebbe sembrare la cosa più agli antipodi del taiji, invece ne condivide lo spirito, perché entrambi si basano sulla cedevolezza (jiu jitsu, dal giapponese, appunto, "arte della cedevolezza" o "arte della flessibilità"), sull'uso della forza dell'avversario piuttosto che della propria e su un ampio studio della tecnica. L'idea di base è che un avversario più grande e più grosso di noi perde tutti i suoi vantaggi se portato a terra, dove quello che conta è solo l'abilità tecnica e la familiarità con questo ambiente che in ambito marziale a molti è sconosciuto. Una volta atterrato l'avversario, si usano diverse tecniche per prenderne il controllo e bloccarlo con leve o strangolamenti.
Il jiu jitsu ha origine dalle pratiche usate dai guerrieri giapponesi tra il 1300 ed il 1500 durante gli scontri in battaglia, dove non era possibile utilizzare armi lunghe. Essendo coperti da un'armatura leggera, i colpi come calci e pugni servivano a poco, era meglio invece imparare l'utilizzo di armi corte o di prese e proiezioni dell'avversario da effettuare a mani nude. Da qui si è arrivati alla codifica del jiu jitsu intorno al XVIII secolo e alle sue varie ramificazioni, tra cui, nel primo '900, al judo. L'origine della versione brasiliana del jiu jitsu è davvero curiosa. La famiglia Gracie iniziò a studiare judo da uno dei maestri giapponesi inviati in giro per il mondo per diffondere questa nuova arte. Il giovane Helio Gracie però non poteva seguire le lezioni dei fratelli perché troppo gracile e spesso malato, ma questo non gli impedì di osservare avidamente i movimenti e di farli suoi, tanto che un giorno, di nascosto, si sostituì al fratello Carlos, in quel momento assente, nell'insegnare ad un allievo. Questi fu così positivamente colpito dalla lezione che non volle più tornare a seguire le lezioni dal suo maestro precedente!
Il punto debole di Helio, il suo essere di magra costituzione, era stato sfruttato per studiare ed in un certo senso far evolvere i movimenti del judo arrivando ad un'arte più tecnica e più efficace, capace, se padroneggiata, di far primeggiare l'atleta anche nei confronti più impari, per lo meno sul piano fisico. Da quel momento il BJJ si diffuse in tutto il mondo, grazie anche alle vittorie di uno dei figli di Helio, Royce, capace di imporsi nello UFC (Ultimate Fighting Champion) grazie al jiu jitsu, arte ormai fondamentale per ogni atleta che voglia cimentarsi nei tornei di mixed martial arts. Dal judo il BJJ ha trattenuto anche un'altra caratteristica: quella di non essere solo un'arte marziale, ma anche uno sport, un modo per tenere allenato il proprio corpo e di formare il carattere, quella di essere, alla fine, uno stile di vita.
In questi giorni uno stimolo ancora più grande all'iniziare questa nuova esperienza mi è venuto grazie alla possibilità di poter assistere ad uno stage con Robin Gracie, il più giovane dei figli di Helio, al vedere il mio maestro Max passare di cintura e vedersi riconoscere ufficialmente con insegnante della nuova Accademia Gracie Jiu Jitsu di Bergamo!
Max riceve la cintura viola da Robin Gracie
Mi dispiace davvero molto di aver lasciato i miei compagni del corso di taiji, soprattutto in un modo un po' brusco: mi hanno fatto compagnia in un periodo non facile della mia vita e a molti di loro rimarrò legato. Non mi è proprio possibile seguire entrambi i corsi, sia per questioni pratiche che economiche. Cercherò però di non abbandonare il taiji, che tanto mi ha dato e tanto mi può ancora dare. Ma ora ho voglia di iniziare questo nuovo capitolo e son curioso di vedere dove mi porterà. Aspettatevi presto nuovi aggiornamenti!
Dai Nic, life is a journey! In bocca al lupo :-)
RispondiEliminaChe dire... il giorno del jujitsu è arrivato! Daje!
RispondiEliminahttp://incomaemeglio.blogspot.com/2010/06/il-giorno-del-jujitsu.html
(certo che il logo é veramente bruttalculo)