Da qualche settimana ho iniziato un corso di Tai chi chuan. In realtà questa non è la corretta traslitterazione, ma è così comune e conosciuta che vien difficile pure a me cambiare. Si rifà al sistema di traslitterazione Wade-Giles del XIX secolo, mentre con le regole attuali del pinyin si dovrebbe scrivere Tai ji quan (e visto che sono entrato nel merito, la lettera q va pronunciata come 'ci'). So che pare secondario, ma dopo i tre mesi in università sotto le grinfie della professoressa Amy, molto brava e severa, mi son sentito in dovere di precisare!
Mi sono avvicinato a quest'arte marziale per diversi motivi e grazie alla passione degli amici Alessandro e Vincenzo; quest'ultimo è anche uno degli istruttori. Prima di chiedere a loro qualche informazione, vedevo il Tai ji come una versione sbiadita e lenta di quello che una volta era una forma di combattimento praticata soprattutto dai vecchietti nel parco. Inutile dire che c'è dietro un mondo e che qualsiasi vecchietto che lo pratica ha ora tutto il mio profondo rispetto!
La verità è che quei movimenti lenti e, ad uno sguardo superficiale, semplici, sono in realtà eseguiti con una precisione che va ricercata col tempo e con tanta, tanta pratica. Inoltre lo sforzo che si va a chiedere alle gambe non è affatto indifferente. In questo sono aiutato dalla corsa, che, pur praticata saltuariamente, mi ha dato un po' di muscolatura su cui posso far affidamento. Ma sicuramente i margini di miglioramento e rafforzamento sono tanti e mi fa solo piacere. Lo stesso vale per la cura nei movimenti. Ogni singolo dettaglio dev'essere tenuto in considerazione, dalla posizione delle mani a quella delle ginocchia, dal movimento del busto alla posizione della testa, senza parlare dell'elemento fondamentale, l'allineamento della colonna vertebrale. E tutto questo è fatto per trovare l'equilibrio perfetto e con questo la postura migliore, rafforzando i muscoli che controllano le singole vertebre della spina dorsale garantendo un ovvio benessere a tutto il corpo.
Come in tutte le cose, se si presta attenzione e si è indirizzati nel modo giusto, si scoprono tante cose a cui non si faceva attenzione, si acuiscono i sensi e si impara ad ascoltare sensazioni che non si erano mai sentite prima. Inutile dire che per ora ho solo potuto percepire questa profondità, ci vorrà tanto tempo ed il maestro non smette mai di dircelo, giustamente. Quello che già so è che, affinando il fisico, faccio solo uno dei tanti passi da compiere per poter padroneggiare il Tai chi. La maggior parte del percorso da fare sarà nella mia testa.
La voglia è quella di imparare tutto e subito, ovviamente! Ma cerco di avere pazienza e lavorare con quello che ho. Per descrivere i maestri del Tai ji, la loro fermezza ed il loro perfetto equilibrio nonostante un'apparenza fluida, si usa paragonarli a delle sbarre di ferro avvolte nella seta, o qualcosa di simile. Ecco, quello che percepisco io quando mi esercito è più cannucce di plastica avvolte nella carta igienica... :) Ma tant'è, spero di poter rileggere questo post tra un po' di mesi e vedere quanto percorso ho fatto. Magari tra un po' vi aggiornerò su come procede l'esercizio!
Sono tentato anch'io...
RispondiElimina