Nelle ultime settimane, un po' istigato da uno scambio di mail con mio fratello Mattia, ho ripreso a documentarmi sul mercato motociclistico, in attesa di un futuro acquisto della mia prima motocicletta, un evento per ora senza una data precisa. La mia passione per le moto, a differenza di alcuni appassionati motociclisti di lunga data, come per esempio mio padre, è recente ed è legata ad un momento preciso: la lettura del libro Long Way Round, il viaggio intorno al mondo in motocicletta fatto da Ewan McGregor e Charley Boorman, nel 2004.
Il senso di libertà, di avventura, assaporato con quel libro che trasudava passione per le due ruote, mi ha letteralmente conquistato. Ed il vedere qualche mese dopo la serie a puntate di quel viaggio non ha fatto altro che consolidare la voglia di stare in sella ad una moto, di guidare godendosi in maniera diversa il paesaggio rispetto alla guida di un'auto.
Il mondo motociclistico è vasto, mi ci sono avvicinato a piccoli passi e mi sento ancora un neofita anche perché non è con la lettura che si diventa motociclisti, ma coi chilometri che scorrono sotto il sedere. Per ora comunque mi accontento di guardarmi intorno e di farmi un minimo di cultura, base che mi servirà comunque per una scelta della moto da acquistare. Il campo d'azione piano piano si riduce, comincio a capire un po' cosa mi piacerebbe avere sotto mano, comincio a capire qual'è la moto che fa per me, e di pari passo la lista delle moto che mi piacerebbe provare comincia a prendere corpo.
Triumph Thruxton SE
Un tipo di moto che mi ha affascinato da subito è quello delle modern classic, motociclette che riprendono il look degli anni '60 accompagnato da una tecnologia e un'affidabilità moderne. La prima a conquistarmi è stata la Triumph Bonneville, poi ho scoperto le classic di altre marche, come la GT 1000 della Ducati o la V7 della Moto Guzzi. Di recente alcune foto di versioni customizzate della Triumph Thruxton, un'altra classic che si rifà alle café racer dei sixties, mi hanno letteralmente tolto il fiato! La notizia della recente apertura di un concessionario Triumph a distanza di passeggiata da casa mia (in Italia) non ha fatto altro che aumentare la febbre motociclistica di questi giorni!
Moto Guzzi V7 Classic
Questa sera ho voluto un po' documentarmi sulle origini delle café racer, un termine che sento da qualche tempo, ma di cui ignoravo finora l'origine. Alla fine della seconda guerra mondiale, i veterani di guerra rientrati nella società non si sentivano per nulla a loro agio sulle grosse moto tutto confort del tempo e così, col senso pratico derivato dalla loro esperienza militare, si misero a modificarle togliendo tutto quello che non era necessario (da qui per esempio il termine "chopper" delle moto americane, dal verbo "to chop", "tagliare di netto" tutto il superfluo).
Questo avvenne sia negli Stati Uniti che in Europa, e particolarmente in Gran Bretagna, ma siccome la situazione viaria era decisamente differente, anche il risultato è stato molto diverso. In entrambi i casi il punto d'arrivo era una moto veloce e leggera, ma mentre in America le motociclette venivano modificate per ottenere qualcosa di basso e orientato verso una guida di crociera su lunge strade ampie e per lo più rettilinee, in Gran Bretagna si cercò invece di ottenere una moto più alta e agile, adatta alle strade inglesi più strette, tortuose e con solo due corsie. In Europa, inoltre, c'erano anche meno soldi da spendere, quindi i modelli inizialmente erano più spartani e la varietà era minore.
Col benessere che piano piano aumentava dopo la Seconda Guerra Mondiale, coi trasporti in evoluzione, la creazione di caffé lungo le arterie principali e l'influenza di film come The Wild One, i giovani appassionati di motociclette e di musica rock and roll crearono una sottocultura, definendosi Rocker o Ton-up boys (dal termine ton-up, guidare ad una velocità di 100 miglia all'ora o più). I Rocker frequentavano i transport café (pronunciato "caff"), stazioni di servizio con benzinaio e ristorante che si andavano diffondendo per venire incontro all'aumento del traffico dei mezzi pesanti, ed usavano queste stazioni come punto di partenza ed arrivo delle loro gare.
Tipica sfida dei Rocker era il record-racing: partire dal transport café, raggiungere un determinato punto (ad alta velocità, oltre i 100 MPH) e ritornare al punto di partenza, prima che una singola canzone potesse essere ascoltata per intero al jukebox. Se si tiene conto che le canzoni del tempo, come quelle di Eddie Cochran tanto in voga tra i Rocker, duravano spesso meno di due minuti, si capisce come le sfide fossero decisamente ad alta velocità. Uno dei percorsi più famosi è quello dall'Ace Café all'Hanger Lane junction e ritorno, per la distanza di tre miglia, quasi cinque chilometri.
una Triton, motore Triumph e telaio Norton
Se le prime moto café racer erano per lo più telai Norton combinati con il potente motore Triumph Bonneville (combinazione chiamata Triton), o telai BSA se si avevano meno soldi (quindi un Tribsa), in seguito le case costruttrici iniziarono a produrle di serie, per lo più modificando esteticamente modelli esistenti. Il risultato era quindi una moto dalle identiche prestazioni, solo più scomoda da utilizzare. Questo portò il fenomeno ad una quasi completa scomparsa. Di recente, con l'interesse per la moto vintage, le modern classic di cui parlavo ad inizio post, è ritornato in voga il fenomeno café racer, anche se in chiave più che altro estetica.
una delle tante customizzazioni della Thruxton
E qui il cerchio si chiude, visto che si ritorna alle foto delle Triumph Thruxton (la versione café racer della Bonneville, manubrio basso, sella monoposto e coda accorciata) modificate a cui facevo cenno sopra e che molto mi stanno affascinando. Ma come saggiamente mi viene consigliato, è solo con una prova della moto che si può capire se c'è feeling oppure no. Per ora posso però dire di aver trovato un tipo di moto che mi fa aumentare le pulsazioni e la sudorazione e credo che non sia poco...
grande nic...ho visto il DVD long way round poche settimane fa e ne parlavo con SEM. Mi ha confermato anche tu eri appassionato del libro.non vedo l'ora di trovare long way down...dalla Scozia a Cape Town..cosi vedo le mie nuove zone! un abbrccio, ale
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